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mercoledì 17 dicembre 2014

La Russia e il rublo nel mirino



Prima o poi doveva succedere.

Dopo il valzer senza fine delle sanzioni, anticamera da sempre di provvedimenti ben più energici, ecco l'attacco in forze nei confronti della moneta russa.

Dall'inizio dell'anno essa ha perso il 50% del suo valore e “il 1 gennaio 2014 un dollaro Usa valeva 32,66 rubli, oggi 66. Solo il 15 dicembre ha perso il 10% del suo valore contro il dollaro Usa in un giorno”, ci riporta la criticissima Anna Zafesova (1).

Il dollaro è arrivato ad una quotazione massima di 80 rubli, mentre l'euro ha toccato quota 100 rubli.
Perdere il 10 % del valore in un solo giorno è davvero terrificante, si rischia il panico di massa per i risparmiatori, che già erano avidi di valuta straniera, di fatti adesso sembrano abbiano letteralmente prosciugato gli sportelli di cambio.

Il Financial Times, quotidiano “megafono” della potentissima finanza della City di Londra,  riporta che una filiale di Sberbank su Tsvetnoi Bulvar nel centro di Mosca aveva solo 100 dollari in contanti alle 19:00, dopo aver iniziato la giornata con 100.000 dollari, secondo quanto appreso da un cassiere (2).

La Borsa di Mosca ha chiuso la peggiore giornata da 19 anni a questa parte, cedendo il 19% sull'indice Rts (3).

La proverbiale freddezza russa sembra vacillare, visto che “il vicepresidente della Banca centrale russa Serghej Shvezov ha definito la crisi non immaginabile un anno fa neppure nel peggiore degli incubi, il portavoce di Putin ha definito le turbolenze sui mercati trainate da emozioni ed umori speculativi” (4).

La banca centrale ha preso provvedimenti, innalzando il tasso di interesse di riferimento dal 10,5% al 17%, per tentare di arrestare la caduta della moneta nazionale, operazione che sembra non abbia sortito gli effetti sperati.

La caduta del rublo è strettamente connessa alla vertiginosa discesa del prezzo del petrolio, arrivato ad una quotazione incredibile, 55,91 dollari al barile (West Texas Intermediate) e 61,06 dollari (Brent), dati  inimmaginabili fino a poco tempo fa persino dai più arditi analisti, mentre Putin pensava ad un greggio che viaggiava mai al di sotto dei 90 dollari al barile.

Per l'economia russa, trainata dalle materie prime (gas, petrolio e suoi derivati) gli effetti sono pesantissimi, visto che circa un terzo del bilancio statale deriva da esse, che costituiscono anche i 2/3 delle esportazioni di Mosca.

E' facile comprendere che non si tratta di uno spontaneo andamento del mercato, ma di un vero e proprio attacco alla Russia, o  meglio al suo presidente e al suo governo, indigesto all'Occidente.

L'offensiva nel campo petrolifero è guidata dall'Arabia Saudita, potenza dominante dell'OPEC, la cui volontà è di colpire sia l'Iran (avversario regionale e religioso) che la Russia (5), protettrice dell'inviso presidente siriano Bashar Al Assad.

Gli USA  invece sono pronti ad introdurre nuove sanzioni, secondo la volontà del Presidente Barack Obama, in contrasto con quanto dichiarato dal segretario di stato John Kerry “che ha mostrato un'apertura per la riduzione delle sanzioni e ha detto anche che la Russia ha fatto passi costruttivi”(6).

Putin sembra essere stato preso alla sprovvista, o meglio, sembra che le cose stiano andando peggio di quanto avesse previsto. Il suo consenso è ancora altissimo, dovuto alla maturità del popolo russo, abbastanza consapevole per comprendere ciò che sta accadendo.

Il presidente ha promesso miglioramenti del livello di vita e non ha mai nascosto l'obiettivo legittimo di un cospicuo rafforzamento militare, utile deterrente per tenere a bada l'arroganza della NATO. Fiaccando l'economia russa, ancora troppo legata nonostante i tentativi di affrancamento al sistema finanziario occidentale egemone nel mondo, si vuole impedire la realizzazione dei suoi piani, ovvero quello di una Russia forte e libera da ingerenza straniere.

Ai russi rimangono due scelte, o restare accanto al suo capo resistendo per il tempo necessario alla tempesta economica scatenata dagli avversari oppure cedere ai ricattatori sfruttatori del loro malcontento, desiderosi di un'altra “Maidan” a Mosca.

Il buon senso propende ovviamente per la prima opzione, la posto in palio è altissima e non riguarda solo la Russia, ma anche tutti quelli che nel mondo hanno intravisto in essa il baluardo di resistenza al peggiore imperialismo di sempre, quello usuraio.


Riferimenti

1) Crollo del rublo, le 10 cose da sapere

2)  Russia lurches towards financial crisis

3) Sprofonda la borsa di Mosca: -19%

4) Il rublo crolla ancora nonostante lo shock dei tassi

5) Saudi Arabia's oil war against Iran and Russia

6) Mossa a sorpresa di Obama, in arrivo nuove sanzioni contro la Russia

Foto: theguardian.com

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