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domenica 2 novembre 2014

Ucraina: la longa manus dell' Occidente



Da quasi un anno , ogni giorno su giornali e telegiornali, si sente parlare di Ucraina e di “Euromaidan”(1),  il nome dato alla rivolta scoppiata il 21 Novembre 2013 a piazza Indipendenza, nella capitale Kiev.

E' sbagliato pensare che tutto parta da quel giorno, perché la questione ucraina, con i risvolti attuali, non nasce dal 2013, ma affonda le sue ragioni negli anni passati.

Nel 1997, quindi addirittura 17 anni fa, usci' un libro, “La Grande Scacchiera” di Zbignew Brzezinski (2), in cui sostanzialmente, al riguardo dell'ex-granaio dell'URSS, si riporta chiaramente la necessità statunitense di sottrarlo all'influenza russa, in modo che la Russia stessa diventi una potenza regionale esclusivamente asiatica, per recidere la sua congiunzione con l'Europa. Questo è esattamente il disegno che sembra si stia realizzando, forzatamente e manu militari, ai giorni nostri con la regia occidentale, principalmente angloamericana.

Non solo libri, ma anche personaggi il cui nome e cognome sentiamo nominare dai mezzi di comunicazione di massa, aiuteranno a capire la complessità della crisi ucraina.

Personaggio chiave della storia ucraina dopo l'indipendenza  dall'URSS (1991) è Leonid Danylovyč Kučma, padre padrone della nazione, presidente dal 1994 al 2005. Costui, cercò di accattivarsi le attenzioni occidentali con politiche liberiste e aderenti ai dettami del FMI.  La sua gestione fu inficiata da corruzione e dall'annosa divisione tra filoccidentali e filorussi, oltre che dalla forte pressione degli oligarchi, desiderosi di accaparrarsi le risorse non più statalizzate della nazione. L'economia del Paese, già provata dal crollo del sistema socialista, vide una riduzione del reddito della popolazione, che divenne ancor più palese quando la Russia cominciò a riprendersi, sotto l'amministrazione di Vladimir Putin. Per affrontare la crisi in atto, operò in modo da far destituire il Primo Ministro filoccidentale  Viktor Juščenko(3), che voleva un'integrazione con la UE, e mise al suo posto Anatoliy Kinakh, che successivamente si dimise, quindi poi s'insediò il filorusso Viktor Janukovyč (2002). In realtà quest'ultimo non fu cosi' ostile all'Occidente, mandò truppe ucraine in aiuto agli americani in Iraq, nonostante il dissenso interno.

L'evento della svolta furono le elezioni presidenziali del 2004 che videro, il Primo Ministro Viktor Janukovyč , sostenuto soprattutto dai russofoni orientali, candidarsi alla presidenza ucraina. Elezioni tormentate da brogli e accuse reciproche di falsificazione e corruzione, che culminarono con la cosiddetta la Rivoluzione Arancione. I risultati controversi diedero come vincitore Janukovyč, ciò scateno l'opposizione occidentalista, con Juščenko in prima fila a manifestare a Kiev contro l'esito delle elezioni. A suo sostegno arrivarono l'allora presidente polacco Aleksander Kwasniewski e Javier Solana, alto rappresentante della politica estera dell’Unione Europea . Polonia e UE palesarono immediatamente il loro interesse in Ucraina. Altro personaggio attivo durante la Rivoluzione Arancione fu Julija Tymošenko (4), sostenitrice di Juščenko. La rivoluzione ebbe un fortissimo sostegno da parte delle ONG e magnati stranieri. George Soros (5) è tra questi, finanziatore del movimento studentesco Porà! (E' ora!), principale animatore delle proteste arancioni.

Prima della rivolta, si è lavorato per influenzare la popolazione dell'Ovest dell'Ucraina, che storicamente nutre poche simpatie per la Russia. L'uso di internet fu massiccio per mobilitare le masse. L'ammissione circa quanto riportato è stata fatta da Michael Ledeen (6) l'8 Febbraio 2005 alla TV MSNBC: “In Ucraina noi (circoli e neoconservatori) abbiamo dato denaro. Abbiamo dato addestramento alla resistenza non violenta, è molto importante impararla come farla. Abbiamo dato comunicazioni, cosi' che la gente in altre località sappia che cosa avviene nelle altre...”. E' opportuno rammentare che le leggi federali USA vietano l'interferenza sulle società civili in altri Paesi.
Una volta rifatte le elezioni vinse Juščenko, che nominò a Primo Ministro Yulia Tymošenko. Dalla rivoluzione arancione in poi per l'Ucraina ebbe instabilità politica, faide interne, corruzione, dimissioni, ma la politica continuò a ruotare attorno ai personaggi citati sopra.

Nel 2010 Yulia Tymošenko sfidò alle presidenziali l'eterno rivale Janukovyč, ma perse il confronto con quest'ultimo.

Janukovyč, non era affatto un nostalgico sovietico del collettivismo e prima dei fatti di Maidan stava per firmare un accordo di associazione con la UE e seguiva le direttive del FMI, che avrebbero tolto l'esigua protezione alle scarsamente competitive industrie ucraine, non adatte al confronto con le omologhe occidentali e con le loro merci di qualità superiore. La UE richiedeva l'adeguamento ai suoi parametri di qualità e sicurezza e l'aumento della spesa militare. Per fare fronte a tutto ciò il FMI poteva concedere prestiti, ma con l'assicurazione di rincarare le bollette del 40% agli ucraini. Se si fosse optato di seguire i dettami occidentali si sarebbe dovuta eseguire una vera e propria macelleria sociale, visto che il reddito pro-capite ucraino è meno della metà di quello russo. Il bistrattato governo Janukovyč rifiutò nel 2011 altri prestiti in cambio dell'abolizione dei sussidi per le spese energetiche. Una delle poche scelte giuste di cui dargli atto.

Di fronte a certi eventi, l'associazione proposta dalla Russia, l'Unione Euroasiatica, sembrava il “male minore” ed in effetti lo era. Questa possibilità ha messo in allarme le frange filoccidentali e molti oligarchi, intimoriti dalla politica putiniana.

La scintilla che ha fatto scatenare la rivolta di Euromaidan è stato il congelamento del trattato di associazione con la UE, che secondo l’opinione di molti ucraini filoccidentali avrebbe salvato il Paese dal collasso (difficilmente visti i motivi sopraelencati). Nella rivolta, iniziata a Novembre 2013, rientra in gioco una vecchia conoscenza della politica ucraina, Arsenij Jacenjuk (8), che è capo della Open Ukraine Foundation somigliante alla Open Society di Soros, i cui sostenitori sono nientemeno che il Dipartimento di Stato USA e la NATO (9). Janukovyč in un primo momento, non potendo gestire la rivolta, fomentata anche dall'estero, ha tentato un compromesso con quest'ultimo, ma i rivoltosi non hanno acconsentito, pretendendo elezioni anticipate e le sue dimissioni da presidente. Immancabile in tutto ciò è stata la Tymošenko, divenuta oramai la “pasionaria” per i giornali occidentali, con i suoi continui appelli per impedire che l'Ucraina finisca nell'orbita di Mosca, dichiarando in una telefonata addirittura di voler sparare a Putin. Lei si che è paladina della tolleranza e della “democrazia”.

Janukovyč ha gravi colpe, la corruzione era massiccia e il disastroso contesto ucraino è anche sua responsabilità. Lo ha affermato anche Putin, pur riconoscendolo come presidente legittimo vittima di un colpo di stato, che è arrivato a comprendere alcune motivazioni della protesta,  come riportato dalla giornalista Anna Zafesova (7).

La situazione esplosiva ha costretto alla fuga Janukovyč ed ha portato un vuoto di potere. Questo scenario ha comportato la reazione dei russofoni, ribellatisi soprattutto per il provvedimento del parlamento che toglieva delle concessioni alla lingua russa. Armi in pugno ancora oggi, lottano per non assoggettarsi alla politica occidentale ed europeista, sia per motivi economici, sia per motivi culturali-religiosi. L'Ucraina orientale è tutt'ora integrata nel tessuto economico russo ed è importantissima anche dal punto di vista militare per la Russia stessa, che conserva in essa un grosso indotto. Le preoccupazioni russe, di fronte alle ingerenze occidentali ed all'eventuale adesione ucraina alla UE e alla NATO, sono legittime e comprensibili. I russofoni tra l'altro non sopporterebbero  il laicismo e l'anticristianesimo intrinseco facente capo a Bruxelles.

Lo scandaloso comportamento dell'Occidente si evince anche dal fatto che chiude gli occhi su massacri efferati (Odessa), sul reclutamento di mercenari e di formazioni paramilitari che si richiamano sulla carta al nazionalsocialismo, ostentandone i simboli, come Pravyi Sektor e il Battaglione Azov, ma che all'atto pratico sono utili ai potentati finanziari. Iniziale finanziatore di Pravyi Sektor è stato Igor Kolomoyskyi (10), personaggio alquanto oscuro e governatore della regione di Dnipropetrovs'k. Molti mercenari sono stati addestrati addirittura precedentemente alla rivolta dalla Polonia, il cui ministro Radosław Sikorski (11) è stato implicato nella loro gestione.
Non è mancata neanche l'intromissione di forze israeliane, che si sono viste agire proprio a Maidan (12). Cosa dire di Victoria Nuland (assistente segretario di stato di Obama) vista a Maidan a distribuire del pane alla gente, che ha affermato che Washington ha investito ben 5 miliardi di dollari per la destabilizzazione dell'Ucraina (13)? Le leggi federali USA, che vietano la manipolazione delle società civili straniere, calpestate ripetutamente.

Non ultimo, non poteva mancare il famigerato George Soros, sempre di mezzo, che ha ammesso candidamente le sue responsabilità alla CNN sugli eventi di Euromaidan (14).
Un elenco di nomi e cognomi in cui si evince l'interferenza dell'Occidente attraverso personaggi compiacenti, che accusa ipocritamente la Russia di ingerenze in Ucraina, che tra l'altro possono tranquillamente considerarsi legittime, in quanto abitata anche da russi ed integrata nel suo sistema economico.

La Russia non bada al sottile, sostenendo energicamente i “ribelli” filorussi. ma è chiaramente sulla difensiva, l'aggressore vero è l'Occidente, che ha orchestrato un vero e proprio colpo di stato aizzando la popolazione con i settarismi, le prove sono incontrovertibili e schiaccianti.
                                                                                                                                                           

08-09-2014

Riferimenti e note:

1) Letteralmente Europiazza, dall'ucraino Євромайдан (Jevromajdan).

2) Politico e stratega USA di origini polacche, membro della Commissione Trilaterale e personaggio molto influente nella strategia estera americana.

3) Viktor Juščenko è sposato con Kateryna Chumachenko, nata a Chicago, membro della lobby ucraina americana, collaboratrice di Ronald Reagan, George H. Bush e di  Zbignew Brzezinski.

4) La donna più importante in Ucraina, di origini ebraiche, ha ricoperto diversi incarichi politici, sempre filoccidentale, tranne in un caso (nella guerra tra Russia e Georgia del 2008 si dichiarò neutrale). Si è ritrovata indagata per corruzione. E'stata arrestata per malversazione nel 2011.

5) Magnate e speculatore di origini ebraico-ungheresi, fu uno degli artefici del crollo della Lira, finanzia diverse ONG a favore del liberalismo,  attive soprattutto nell'Est Europa e nell'Asia centrale. La sua organizzazione più importante è la Open Society Foundation, con cui “apre”  i popoli alla democrazia ed al liberalismo.

6) Storico ed analista politico statunitense, legato ad ambienti israeliti e neoconservatori.

7) http://www.lastampa.it/2014/03/04/esteri/linea-dura-di-vladimir-putin-yanukovich-uno-sciocco-ma-a-maidan- stato-un-golpe-orqZv2t27ryjMgdsV1GO0O/pagina.html

8) Banchiere e politico di origini ebraiche, legato all'Occidente e al mondo finanziario apolide. 9) http://openukraine.org/en/about/partners

10) Oligarca filoccidentale e banchiere di origini ebraiche, tra i più ricchi in Ucraina.

11) Ministro degli esteri della Polonia, membro in passato di Solidarnosc e collaboratore attivo delle amministrazioni USA.

12) http://www.haa  retz.com/news/world/1.577114

13) http://www.informationclearinghouse.info/article37599.htm

14) http://youtu.be/l0Jtv6HEWQ4

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