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venerdì 28 novembre 2014
La Francia potrebbe riconoscere lo stato di Palestina
La Francia potrebbe riconoscere la Palestina in caso di fallimento dei colloqui di pace con Israele.
Lo ha annunciato il primo ministro francese Laurent Fabius:
"Se questo ultimo sforzo per raggiungere una soluzione negoziata non riesce, allora la Francia dovrà fare quello che serve per riconoscere senza indugio lo stato palestinese. Noi siamo pronti".
Il ministro degli Esteri ha anche detto che la Francia sta promuovendo una risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite che autorizza la ripresa dei negoziati israelo-palestinesi, che non dovrebbero durare più di due anni.
Il 2 dicembre il parlamento francese si esprimerà sulla questione del riconoscimento di uno stato palestinese. Una mossa che il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha definito "un grave errore".
I diplomatici di Francia, Gran Bretagna e Germania stanno preparando un testo per chiedere la fine dell'occupazione israeliana entro novembre 2016.
Foto: Kenzo Tribouillard / AFP
Fonte: Eyeing deadline, France to back Palestinian state if peace talks fail
Il Real Madrid toglie la Croce dal suo simbolo.
In seguito all'accordo con la con la National Bank of Abu Dhabi, prima banca degli Emirati Arabi Uniti, il Real Madrid ha deciso di rimuovere la Croce nel proprio simbolo, esistente dal 1920. Si è deciso cosi' per evitare di offendere e mettere a disasio i musulmani.
Florentino Pérez, presidente della società sportiva, già tempo fa disse:
"So che la popolazione locale vive ogni partita in modo speciale e che il nostro legame con gli Emirati è sempre più forte. Questo accordo aiuterà il club a continuare nella missione di conquistare i cuori dei suoi tifosi negli Emirati Arabi Uniti".
Non c'è che dire, pur di perseguire il lucro, si è disposti a qualsiasi compromesso, anche sull'identità. Farebbero lo stesso i musulmani con la loro mezzaluna?
Un altro segnale della fortissima crisi identitaria ed economica dell'Europa che, pur di trovare sostegno finanziario, è disposta a rinnegare se stessa.
Non si tratta di solo calcio perché persino una squadra di calcio ha un legame storico con la propria città e a Madrid, Filippo II°, sovrano delle Spagne, nel 1561 portò la sua corte.
Ricordiamo una sua frase:
"Potete assicurare a Sua Santità che piuttosto che permettere il minimo danno alla religione e al servizio di Dio, perderei tutti i miei stati e cento vite, se le avessi; perché né mi propongo né desidero essere sovrano di eretici".
Scrisse ciò all'ambasciatore Spagnolo a Roma nel 1566.
Altri tempi, altri Uomini, altra Fede.
Riferimenti:
Foto in alto: Se il Real Madrid perde la croce per fare affari con i musulmani
Foto al centro: Filippo II° di Spagna
Fonte: Real remove cross from badge for Abu Dhabi Bank
martedì 25 novembre 2014
L'Europa tra strategia, incoscienza e diplomazia
L'Europa nel corso della sua storia millenaria ha attraversato periodi davvero difficili, d'altronde è stato il teatro principale delle due guerre mondiali. Un periodo particolarmente delicato lo sta attraversando anche adesso, attanagliata da una crisi economica-politica e sull'orlo di una crisi di nervi per la guerra in Ucraina.
Quest'ultima è una vera e propria patata bollente che sembra non volersi più raffreddare, si passa da momenti distensivi a vere e proprie minacce “apocalittiche”, visto che “il Presidente russo Vladimir Putin ritiene che gli Stati Uniti vogliano sottomettere la Russia, ma nessuno è riuscito a farlo e non riuscirà mai” (1).
Possibile che in Europa si stia preparando la strada alla Terza Guerra Mondiale? Secondo Paul Craig Roberts, noto giornalista statunitense, la risposta è affermativa ed egli arriva ad una drammatica conclusione: “L'arroganza di Washington impone una scelta difficile in Russia: vassallaggio o guerra” (2).
La conclusione di Roberts può sembrare esagerata ma, alla luce delle pressioni del senatore repubblicano MacCain sul Presidente degli USA Barack Obama affinché fornisca armi all'Ucraina (3), forse non è fantascientifica.
In Ucraina sembra che abbiano le spalle coperte, tanto è vero che il Presidente Poroshenko spavaldamente proclama di essere “preparato a una guerra totale contro la Russia” (4). E' evidente persino ai non addetti ai lavori che, senza il sostegno della NATO, l'Ucraina verrebbe messa fuori combattimento nel giro di poco più una settimana in una guerra aperta contro Mosca.
Poroshenko si è lasciato andare a dichiarazioni aberranti, dove arriva a trovare analogie tra la tragedia dell'Holodomor e il contesto odierno nel Donbass (5). Non vi può essere paragone alcuno tra quell'immane evento e ciò che sta accadendo nell'Ucraina orientale. E' da irresponsabili fomentare ancor di più lo scontro con riferimenti alla storia passata, già le ideologie del 900 vengono strumentalizzate per giustificare “politicamente” l'odio verso l'avversario, ma evidentemente ciò serve ai propri interessi, non importa se ciò rischia di compromettere in maniera permanente i rapporti tra due popoli (russo ed ucraino).
La Presidentessa della Lituania, Dalia Grybauskaite, ha definito la Russia uno stato terrorista e ha dichiarato che il conflitto in Ucraina potrebbe estendersi nel resto d'Europa (6).
Queste evidenti provocazioni trovano come risposta una grande strategia da parte di Mosca, la quale abilmente sta contenendo le sanzioni occidentali e sta portando un contrattacco che, a lungo termine, metterà alle strette gli Stati Uniti ed i loro alleati. La strategia occidentale sta tenendo artificialmente bassi i prezzi del petrolio e dell'oro, favorendo il dollaro statunitense, per fiaccare l’economia russa. L'Occidente paga la Russia in dollari (per acquistare le sue risorse energetiche) il cui potere di acquisto è aumentato su petrolio e oro dalle manovre occidentali. Putin in tutto ciò usa i dollari per ritirare oro fisico dall’occidente dal prezzo denominato in dollari USA e quindi artificialmente abbassato dallo stesso occidente. Questa geniale strategia russa metterà all'angolo l’Occidente, che si ritroverà a fare come il cane che si morde la propria coda. Resta ben poco da dire, una vera e propria trappola dell'oro. Putin attraverso queste contromosse si sta mostrando abile come un grande maestro di scacchi che ha preparato la summenzionata trappola dell'oro (7), ma non è solo, con lui vi sono abilissimi consiglieri, come Sergey Glazyev. Nulla da aggiungere, scacco matto.
La strategia del Cremlino sta andando oltre, visto che sembra proprio voler sostenere concretamente quei partiti filorussi in Europa, infatti tramite sua intercessione, il Front National di Marine Le Pen reperirà finanziamenti utili alle proprie compagne elettorali (8), in vista delle elezioni presidenziali del 2017.
L'Occidente e i suoi vassalli sbraitano aggressivamente, sembrano proprio non avere una strategia adatta ad affrontare la questione, le incoscienti esternazioni di MacCain, Poroshenko e Grybauskaite, danno ulteriore conferma.
Il dissenso tra i giornalisti occidentali sembra diffondersi, William Pfaff, altro giornalista americano, accusa l'errata strategia di Obama in Ucraina, definendola ipocrita (9).
In tutto ciò prova a gettare acqua sul fuoco la bistrattatissima Federica Mogherini, capo della politica estera della UE. Egli mira a riavviare la collaborazione con la Russia, pur non definendola più “partner strategico”, ma un “Paese strategico”, rammentando i legami storici, culturali ed economici tra Europa occidentale e Russia, inoltre ha auspicato anche la concessione di autonomia per il Donbass (10).
Un quadro decisamente complesso, in cui ritroviamo aggressività e incoscienza, ma anche assertività e abilità diplomatiche.
Noi europei speriamo che prevalgano le ultime due doti, decisamente più costruttive per il bene comune per il nostro travagliatissimo continente.
Riferimenti:
1) Putin: gli USA vogliono sottomettere la Russia
2) Opening the Gates to World War III Paul Craig Roberts
3) McCain, Graham call for US to arm Ukrainians
4) Ucraina, Poroshenko alla Russia: "Pronti alla guerra totale"
5) Poroshenko sees “terrible analogies” between Holodomor and the Donbas war
6) Lithuania President calls Russia ’terrorist state’
7) Grandmaster Putin's Golden Trap
8) In arrivo nove milioni dalla banca di Putin per l'ascesa della Le Pen
9) Obama is wrong on Ukraine
10) Mogherini will "Restart mit Russland"
giovedì 20 novembre 2014
20 Novembre
Oggi, 20 Novembre, è una data altamente simbolica, non solo per gli spagnoli, ma per tutti coloro che hanno una visione del mondo basata sui Sacri valori di Dio, Patria e Famiglia.
Uno scritto nel ricordo di Francisco Franco Bahamonde e José Antonio Primo de Rivera.
Nel 1936, mentre l'avanzata dei nazionalisti è bloccata nella città universitaria di Madrid, ad Alicante il fondatore della Falange spagnola viene fucilato , all'età di 33 anni, dal fronte Popolare salito al potere qualche mese prima.
Figlio del generale Miguel Primo de Rivera, dittatore in Spagna tra il 1923 e il 1930, questo avvocato, architetto della dottrina "nazionalsindacalista", rimane una figura di spicco del nazionalismo in Europa.
A proposito di lui, si può leggere la valida biografia che gli ha dedicato Arnaud Imatz come anche "Presence de Josè Antonio" sotto la supervisione di Olivier Grimaldi o,per quel che concerne il suo processo, "Face à face."
Ed è anche un 20 novembre (1975) che è chiamato presso il tribunale divino il "Generalissimo Francisco Franco, Caudillo di Spagna per Grazia di Dio."
Entrambi riposano nella Valle dei Caduti, il grande mausoleo della Guerra civile (costruito su iniziativa del generale Franco e dove sono sepolti i combattenti dei due campi). Questo luogo fu per decenni meta di ritrovo dei nazionalisti dell'Europa occidentale che si riunivano il 20 novembre, ma le riunioni a connotazione "politica" (ossia gli omaggi tributati a Franco e Primo de Rivera) sono vietate dal governo spagnolo negli ultimi anni.
Lo sviluppo di questa vallata si deve direttamente a Franco che, in qualità di capo di Stato e chiamando a raccolta il popolo, concepì l'idea di un sacrario come simbolo della pace ritrovata dopo la guerra civile iniziata nel 1936. E' così che circa 50.000 caduti sono sepolti lì. Ci sono voluti diciannove anni di lavoro (1940-1959) per realizzare questa magnifica opera dalle dimensioni sovrumane.
Questa vasta area che si trova nel comune di San Lorenzo del Escorial, a circa 60 km a nord-ovest di Madrid, è situata in un una cornice paesaggistica suggestiva, dai ripidi profili e da una bellezza selvaggia . Al suo interno contiene la Santa Croce, una basilica sotterranea, un'abbazia benedettina, un centro di studi sociali e un centro di accoglienza. Se l'abbazia è un edificio d'una straordinaria eleganza architettonica che ha ricevuto, non a torto, il soprannome di "ottava meraviglia del mondo", noi ci soffermeremo essenzialmente sulla Croce e la Basilica, centro delle attività del 20 Novembre.
La croce , che si trova al di sopra della basilica, raggiunge da sola l'altezza di 150 metri ed ha potenti bracci orizzontali con un'apertura totale di 46 metri. Con la sua sola presenza, il suo vittorioso slancio, appare già come una sorta di miracolo permanente che reclama la contemplazione e invade il campo visivo dello spettatore.
Questa sensazione di vertigine è ancora più accentuata dalla presenza delle imponenti statue di 18 metri dei quattro evangelisti , situate ai suoi piedi e torreggianti in modo impressionante sopra la spianata, che è in grado di ospitare centinaia di migliaia di visitatori ( e di militanti soprattutto) come avveniva frequentemente qualche anno dopo la morte del Caudillo.
Sotto la protezione della croce e con un sottile gioco di volumi e forme della vallata, i visitatori si sentiranno inevitabilmente attratti dalla basilica che offre le sue porte aperte alla folla. Rimarranno allora al visitatore 250 metri da percorrere tra magnifiche statue, arazzi ed altri paramenti per raggiungere il cuore della basilica e raccogliersi infine sulle tombe di Josè Antonio Primo de Rivera e di Francisco Franco.
E' quindi in questo ambiente dalle dimensioni ciclopiche che si svolgevano tutti gli anni le cerimonie del 20 Novembre . Ma esattamente perché si svolgevano nella Valle dei Caduti?
Se l'anima del fondatore della Falange spagnola fu sollevata in cielo il 20 novembre 1936, il suo corpo fu gettato in una fossa comune ad Alicante. Ed è non prima del novembre 1939, dopo la vittoria delle truppe nazionaliste, che il suo corpo fu riesumato e trasportato dai suoi uomini a piedi per più di 450 km nella Basilica dei Caduti.
La Provvidenza ha voluto che il Caudillo abbia reso la sua anima anche il 20 novembre e fu sepolto a sua volta nella Basilica, di fronte a colui che un tempo fu il suo rivale. E' così che i nazionalisti di ogni colore potevano riunirsi per una sera, per difendere una causa superiore, quella della loro Nazione e per la loro Nazione e questo per la più grande gloria della Spagna.
Le cerimonie iniziavano con le deposizioni delle corone tradizionali delle diverse delegazioni sulle tombe di Josè Antonio o di Franco a seconda dell'affinità. Vi si potevano incontrare la delegazione degli ex volontari della divisione Azul, i membri di Fuerza Nueva di Blas Pinar, i Carlisti o ancora le varie delegazioni della corrente della Falange spagnola.
Ovviamente seguiva una messa in suffragio per le anime dei due protagonisti della rivoluzione nazionale così come di coloro che hanno preso parte al conflitto. Il momento più toccante è senza dubbio fuori dalla basilica , dove il tempo pare fermarsi per lasciar assaporare ad ogni militante questi istanti rubati all'eternità.
E' questo il momento cruciale in cui migliaia di militanti , uniti nel medesimo fervore, attendono l'uscita trionfale delle varie delegazioni in ordine serrato dietro le loro insegne, per cantare in comunione di spirito l'inno Cara al Sol nel modo più vibrante che un militante possa sentire.
Germana Ruggeri
Fonte: sito Thibauy de Chassey.
martedì 18 novembre 2014
Putin ha sfidato i signori del mondo
Vladimir Vladimirovič Putin, attuale presidente della Federazione Russa, è sicuramente la persona più mentovata e popolare al mondo al momento. Nel bene o nel male, a seconda dell'orientamento dei mezzi di comunicazione di massa, non si fa altro che parlare di lui.
Le definizioni su di esso si sprecano, da Zar, a nuovo Hitler, a uomo della Provvidenza, sta di fatto che sembra che il mondo, nonostante l'infinità dei problemi che lo attanagliano, sia concentrato sulla sua persona. Da dove deriva questa attenzione morbosa? Perché sembra che stia ostacolando qualcosa (il cosiddetto Nuovo Ordine Mondiale), che può essere positivo per alcuni e negativo per altri?
Non si pretende di dissipare tutti i dubbi, ma facendo un quadro documentato sul Presidente russo, si potrà rispondere alle perplessità di molti, che sembrano rassegnati alla vulgata qualunquista del tipo: “sono tutti massoni, sono tutti della stessa cricca, il mondo è spacciato”.
Egli nacque a Leningrado (1952), oggi San Pietroburgo, da una famiglia modesta, laureato in Diritto Internazionale (1975), dopo gli studi si arruolò nel KGB (1) e operò per anni nella Germania dell'Est, collaborando anche con la famigerata Stasi (2). Conosce infatti perfettamente il tedesco. Il grado militare conseguito è quello di Colonnello in Aeronautica. Avendo avuto un passato nei servizi segreti, la sua figura può suscitare le ipotesi più disparate, ma si può essere sicuri che la sua conclamata abilità politica e tattica derivi anche da ciò. Egli stesso confidò di essere stato battezzato in segreto dalla madre, essendo il padre un fedelissimo comunista (3).
Nel 1999, dopo essere stato per un anno direttore dell'FSB, ricevette l'incarico di Primo Ministro da parte dell'allora presidente Boris El'cin. Ereditò una Russia economicamente prossima al collasso e falcidiata da guerre intestine (Cecenia), oltre che irrisa sul piano internazionale, visto che la NATO impunemente attaccò la Serbia (1999).
Ci fu un periodo in cui Putin non fu per nulla demonizzato, in cui George W. Bush lo considerò alleato contro il terrorismo, evitò pericolose frizioni e lo ringraziò “per essersi comportato da amico” (4).
Cosa ha cambiato l'atteggiamento verso la Russia e in special modo verso Putin?
L'evento che cambiò definitamente la visione occidentale sul presidente russo fu la vicenda di Michail Borisovič Khodorkovskij (5). Da quando, il 25 Ottobre 2003, gli agenti dell'FSB lo arrestarono circondando il suo aereo a Novosibirsk, s'incrinò irreparabilmente qualcosa. Khodorkovskij , fin dai tempi della Perestrojka, cominciò a fare soldi rivendendo computer, accumulando denaro e usò questo per concedere prestiti ai nuovi imprenditori russi, cambiava rubli in dollari che avviava in conti presso paradisi fiscali, sotto la tutela dei Rothschild. Non a caso scelse quelli sotto tutela britannica, tra cui l'isola di Man e Gibilterra. I tempi di El'cin, amico di Khodorkovskij, furono propizi per le privatizzazioni.
Nel 1994 comprò il 20% della Apatit, impresa mineraria statale del valore di oltre 1 miliardo di dollari, per soli 225 mila dollari, in cambio della promessa di investire 283 milioni di dollari in essa. All'asta successiva si presentarono solo sue società fittizie, una di queste si aggiudicò l'azienda, ma si rifiutò di investire la somma promessa, i tribunali russi vennero gabbati. La società di comodo trasferi' le azioni acquistate ad una banca, la Menatep, fondata dallo stesso Khodorkovskij, che sparse la proprietà in varie altre società di comodo fuori dalla giurisdizione di Mosca. I prodotti finiti della Apatit vennero acquistati dalle società di comodo a prezzi stracciati, che puntualmente rivendettero a prezzi gonfiati sul mercato mondiale. Con questo sistema si pagarono tasse e dividendi in quantità minima. Secondo alcune stime la frode fu di circa 200 milioni di dollari.
Stesso sistema fu usato per la VSMPO-AVISMA, il colosso russo del Titanio, fondamentale per l'indotto militare, ma poi l'affare naufragò a causa dell'intervento indiretto, tramite il vecchio collega del KGB Sergey Chemezov, di Putin. L'azienda rientrò nelle mani di Mosca. Il settore militare ed aerospaziale furono salvati.
La goccia che fece traboccare il vaso fu l'affare Yukos.
Quest'azienda di fatto controllava il petrolio russo, Khodorkovskij, grazie ad un prestito dei Rothschild, l'acquistò per poco più di 300 milioni di dollari, ma la Yukos quotata in borsa rivelò il suo reale valore: circa 15 miliardi di dollari. E' chiaro che fu un furto legalizzato. Con il solito trucco, vendette a prezzi di favore il petrolio e derivati a sue società di stanza a Gibilterra , ma che a loro volta rivendettero a prezzi di mercato, evasero tasse e non pagarono i dividendi. Stavolta la ruberia fu di quasi 2 miliardi di dollari. La dimostrazione dei legami con i Rotschild? Già prima che fosse arrestato nominò come possibile successore Lord Jacob Rothschild (6) e puntualmente cosi' avvenne, non appena fu fatto arrestare da Putin, passò lo scettro a Lord Jabob (7).
La Yukos fu sequestrata, parte delle ingenti somme di denaro recuperate e successivamente fu acquistata dalla Rosneft, società la cui maggioranza è detenuta dallo stato russo, grazie ad un prestito cinese, rifiutando i prestiti della Banca Mondiale. La cosa fondamentale è una: Putin ha tolto dalle mani dei Rothschild (per chi non lo sapesse è la famiglia al vertice della finanza mondiale) il petrolio russo. Avere la Yukos significava avere la Russia in pugno o quasi. Uno sgarro insopportabile per la City, lo dimostra il fatto, che approfittando dell'attuale crisi ucraina, è saltata fuori una sentenza secondo la quale la Russia dovrebbe versare a titolo di risarcimento ben 50 miliardi di dollari per gli ex azionisti della Yukos (8).
A completare il quadro del “martire” del libero mercato Khodorkovskij, c'è il suo attivismo politico. Nel 2001 fondò la Open Russian Foundation, una copia della famigerata Open Society di Soros, i cui intenti erano di “ favorire una maggiore trasparenza, la comprensione e l'integrazione tra i popoli della Russia e il resto del mondo” (9). Fu fatta chiudere nel 2006 dalle autorità russe.
E' chiaro che Khodorkovskij non fu solo la testa di ponte della finanza mondialista, ma anche attivista politico con lo scopo di abbattere lo stesso Putin. Se non fosse stato arrestato, oltre a continuare a finanziare le opposizioni, avrebbe puntato alla presidenza russa, attraverso le elezioni del 2004, vinte da Putin. Se avesse acquisito il potere politico, la Russia sarebbe stata depredata come non mai. Per la cronaca, dopo l'arresto fu spedito in Siberia, nella città di Chita. Gli articoli dei giornali occidentali su di esso si sono sprecati, povero “martire” del libero mercato e della democrazia, in realtà l'attenzione gli è riservata in quanto pupillo della finanza mondiale.
Nel 2013 è stato amnistiato con un atto di clemenza di Putin, che ha acconsentito alle richiesta dell'oligarca in quanto la madre era ammalata. Una magnanimità di cui Putin forse si sarà già pentito, visto che il faccendiere della City ha tuonato contro di lui per l'annessione della Crimea e la gestione della crisi ucraina (10).
Putin ha fatto arrestare anche altri oligarchi, alcuni di essi sono scappati, come il defunto Boris Berezovsky, oligarca di origini ebraiche, avversario politico, finanziatore del terrorista ceceno Šamil Salmanovič Basaev (11), che rivendicò l'orribile strage alla scuola di Beslan (2004). Successivamente quest'ultimo fu ucciso (2006) in un'azione del forze speciali russe, stando alcune fonti.
Il nome di Putin è inevitabilmente legato a quello di Anna Stepanovna Politkovskaja, giornalista russa collaboratrice del giornale liberale Novaja Gazeta, nata a New York (1958) e assassinata in circostanze misteriose nel 2006. Oppositrice del presidente russo e critica dell'esercito russo impegnato in Cecenia, da lei accusato di torture e crimini vari. Vincitrice di molti premi da parte di organizzazioni occidentali, che le valsero l'accumulo di una piccola fortuna. E' indubbiamente vero che “il suo omicidio ha fatto più danni delle sue pubblicazioni”, come disse Putin commentando la sua morte. Di sicuro egli non ha avuto alcun vantaggio, visto che è sempre stato il primo sospettato. Intelligenti pauca, si dice in Latino. Per l'omicidio c'è stata una sentenza che ha condannato i presunti colpevoli (12).
Non si può parlare di Putin senza nominare Aleksandr Val'terovič Litvinenko, ex agente dei servizi sergreti russi e dissidente, morto avvelenato da Polonio 210 a Londra, ingerito in un Sushi Bar (2006). Egli nel 2002 pubblicò un libro libro “Blowing up Russia: Terror From Within”, finanziato da Berezovsky guarda caso, in cui accusava gli agenti del FSB di essere i veri responsabili della serie di attentati in Russia tra l'Agosto e il Settembre del 1999 e che fecero più di 300 vittime, il tutto per giustificare la repressione e la guerra in Cecenia (13).
Insomma “false flag” in piena regola . Le circostanze della morte lenta di Litvinenko sono singolari, visto che ebbe ben 2 settimane di tempo per confessare e lanciare accuse a Putin. Egli non poteva ricevere visite , le sue testimonianze venivano rese pubbliche da Alexander Goldfarb, scienziato russo, ma con cittadinanza israeliana e statunintense, che vanta collaborazioni con George Soros ed è presidente della Fondazione Internazionale per i diritti civili, fondata da Berezovsky.
L'ultimo russo ad aver visto Litvinenko prima dell'avvelenamento fu Andrej Lugovoi, dissidente fuggito da Mosca, accusato di aiutare indirettamente Berezovsky. Insomma di mezzo ci sono più dissidenti avversari di Putin che non agenti di quest'ultimo. Molti dubbi ci sono attorno alla morte di Litvinienko, a partire dal Polonio 210, decisamente lento nell'azione , visto che passarono 2 settimane prima della morte permettendogli di parlare e che lascia evidenti tracce radioattive (mezza Londra presentava sua tracce!). Un po' troppo macchinoso come metodo per togliersi di mezzo un personaggio scomodo.
Poco dopo la morte della Politkovskaja, ma prima del decesso di Litvinenko, Putin aveva ottenuto la possibilità di estradare in Russia gli accusati di reati finanziari (quindi anche quella del fuggiasco Berezovsky). Tutto ciò getta sospetti sul giro degli oligarchi e sui terroristi ceceni al loro soldo, bisognosi di gettare fango su Putin. Le conferme arrivarono anche dal giornalista Sergej Sokolov che riportò i legami tra la Politkovskaja, i ceceni e Berezovsky e che sottolineò le parole di Putin proprio dopo la morte della giornalista, con cui il presidente russo affermava che c'erano prove secondo le quali i dissidenti e gli oligarchi indagati intendessero “sacrificare” qualcuno per la loro causa contro la Russia. Non ultima cosa come importanza, il Polonio 210 può essere tranquillamente acquistato su internet, viene usato anche come antistatico (14).
Un intreccio degno del miglior film di 007.
Oggi gli oligarchi in Russia non sono del tutto scomparsi, sono presenti e hanno un ruolo importante nell'economia del Paese, ma verosimilmente esiste un “patto di non belligeranza” con Putin, che li contiene a livello politico senza essere repressivo oltremisura. In questi ultimi tempi si fa un gran parlare di una “V Colonna” all'interno della Russia, un insieme di forze che potrebbero sconvolgere l'ordine russo in favore degli USA, come riportato da Paul Craig Roberts (15), noto giornalista e attivista statunitense.
E' notizia fresca l'arresto dell'oligarca Vladimir Yevtushenkov, tra i piu' ricchi in Russia, a quanto pare accusato di riciclaggio nella privatizzazione della Bashneft, azienda petrolifera, a cui sarebbe interessato il colosso statale Rosneft. Non potevano mancare le polemiche e l'intervento del famigerato Khodorkovskij, paladino della giustizia (16). Che sia cominciata la “pulizia” attorno al Cremlino? Il futuro ci darà risposte.
In Israele, quando si recò nel 2005, Sharon ingiunse di non cooperare con il nucleare iraniano, ma egli rispose che è meglio cooperare che bombardare. Oltre questo, doveva smetterla di vendere missili alla Siria, ma egli replicò che erano a corto raggio e che erano pericolosi solo se si invadeva la Siria. Egli rispose con sarcasmo alla domanda su un eventuale aiuto russo al nucleare israeliano, dicendo che Israele non ne aveva bisogno, con chiara allusione alle 200 testate nucleari illegali. Inevitabile fu la domanda sull'antisemitismo in Russia, ma brillantemente replicò che in Israele furono profanate tombe di capi di stato, come quella di Ytzhak Rabin. Putin ovviamente rese omaggio all'Olocausto . Egli è amico di Israele, ma non si è mosso di un millimetro dalle sue posizioni. Il tutto ce lo riporta Maurizio Blondet (17).
La Russia sostiene la Siria, l'ha salvata dall'invasione con la consegna delle armi chimiche. Sulla crisi dell'Isis in atto, ha dichiarato che qualunque bombardamento sul suolo siriano senza consenso dell'ONU è da ritenersi una violazione del diritto internazionale, inoltre ha in precedenza fornito armamenti all'Iraq in lotta con il “Califfato islamico”. Si possono citare anche le telefonate del presindente russo al Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu, per dissuaderlo dal proseguire nell'aggressione alla striscia di Gaza. Israele stava per consegnare armi e droni all'Ucraina in lotta contro i filorussi, con il beneplacito del Ministero della Difesa di Tel Aviv, ma il Ministero degli Esteri ha bloccato tutto (18). Buon senso o si temono contromisure (Siria, Iraq, Iran...)? Si potrebbe propendere tranquillamente per la seconda ipotesi.
E' necessario capire che Putin non è affatto contrario in principio ad un nuovo ordine mondiale, cosa che fa storcere il naso ai complottisti più ossessionati, i quali lo definiscono come l'altra faccia della medaglia del NWO. Egli comprende bene che il mondo si evolve e che li scenari cambiano, quello a cui si sta opponendo, fatti alla mano, è il nuovo ordine mondiale unipolare, ovvero a guida USA. Attenzione, perché questo non significa che voglia sostituirlo con uno a guida russa, ciò non è fattibile. La Russia non è l'URSS, non ha il medesimo sistema politico e non ha più uno stuolo di Paesi satelliti vincolati da un'alleanza militare, cosa che invece hanno gli USA, tramite la NATO. Da sottolineare che il mondo attuale presenta delle potenze emergenti per certi versi superiori alla stessa Russia, ovvero Cina ed India. Queste due, assieme alla Russia, Brasile e Sudafrica hanno costituito i BRICS, espressione della “multipolarità” auspicata da Putin stesso, che ha in cantiere una Banca di Sviluppo alternativa alla Banca Mondiale.
Il discorso storico di Putin tenuto il 19 Settembre 2013 al Valdaj, di cui si riporta una parte, ha fatto capire a molti che egli probabilmente è il più grande statista contemporaneo:
“Altra grave sfida all’identità della Russia è legata ad eventi che hanno luogo nel mondo. Sono aspetti insieme di politica estera, e morali. Possiamo vedere come i Paesi euro-atlantici stanno ripudiando le loro radici, persino le radici cristiane che costituiscono la base della civiltà occidentale. Essi rinnegano i principi morali e tutte le identità tradizionali: nazionali, culturali, religiose e financo sessuali. Stanno applicando direttive che parificano le famiglie a convivenze di partners dello stesso sesso, la fede in Dio con la credenza in Satana...Per noi (parlo dei russi e della Russia) le domande sul chi siamo e chi vogliamo essere sono sempre più in primo piano. Ci siamo lasciati alle spalle l’ideologia sovietica, e non c’è ritorno. Chi propone un conservatorismo fondamentale, e idealizza la Russia pre-1917, sembra ugualmente lontano dal realismo, così come sono i sostenitori di un liberalismo estremo, all’occidentale” (19).
Non c'è che dire, ma sembra di capire che sia l'antitesi del perverso NWO che si vuole imporre.
E' fuori di dubbio che Putin abbia ridato lustro alla nazione, risollevandola da un'economia fagocitata dagli oligarchi e da sciacalli assetati delle risorse russe, che una volta crollato il socialismo reale, non erano più sotto tutela statale. Chiunque voglia comprendere il lavoro fatto da lui può tranquillamente documentarsi, numeri alla mano, usando come periodo di riferimento dal 1999 al 2014 (20) (21) (22) (23) (24).
Il futuro riserva grosse sfide a Vladimir Putin, che ha sulle sue spalle il destino di 150 milioni di russi e le cui decisioni hanno ripercussioni praticamente su tutto il globo.
Alla luce di quanto descritto, sembra difficile che Putin possa trovarsi implicato in spartizioni consensuali premeditate, come sostiene qualche intellettuale.
Qualunque accordo che si paleserà (se ci sarà) avrà solamente una natura tattica, perché l'obiettivo dei mondialisti è di estrometterlo, o con le buone o con le cattive.
Riferimenti:
1) Acronimo di Komitet Gosudarstvennoj Bezopasnosti , comitato per la sicurezza di stato, i famigerati servizi segreti sovietici. Adesso le sue veci in Russia sono fatte dall'FSB (sicurezza interna) e dall'SVR (sicurezza all'estero).
2) Acronimo di Ministerium für Staatssicherheit , Ministero della sicurezza di Stato, i celeberrimi servizi segreti (e con tutta probabilità furono i migliori al mondo) della Repubblica Democratica Tedesca.
3) http://www.ilgiornale.it/news/ecco-putin-cristiano-battezzato-segreto-sfidando-comunismo.html
4) )http://archiviostorico.corriere.it/2001/ottobre/22/Usa_Russia_accordo_per_guerra_co_0_011022219.shtml
5) Oligarca e attivista politico di origini ebraiche, fu uno degli uomini più ricchi della Russia. Attualmente risiede in Svizzera.
6) http://news.bbc.co.uk/2/hi/business/3064683.stm
7) http://www.washingtontimes.com/news/2003/nov/2/20031102-111400-3720r/
8) http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2014-07-28/mosca-condannata-risarcire-50-miliardi-dollari-ex- azionisti-yukos-111421.shtml?uuid=ABy8W5eB
9) http://www.khodorkovsky.com/featured-articles/vision-for-russia/
10) http://www.lapresse.it/mondo/europa/ucraina-khodorkovsky-contro-putin-non-rendera-kiev-e- mosca-nemiche-1.495756
11) http://lenta.ru/news/2007/06/02/confirm/
12) http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/06/09/omicidio-politkovskaja-due-ergastoli-e-tre-condanne-dal- tribunale-di-mosca/1019777/
13) http://it.peacereporter.net/articolo/21093/Attentati+di+Mosca%2C+l%27ombra+dei+servizi
14) http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2006/12/02/si-puo-comprare-su-internet-negli
15) http://www.controinformazione.info/la-guerra-di-washington-contro-la-russia/ 16
16) http://it.euronews.com/2014/09/17/russia-arrestato-oligarca-per-khodorkhovsky-c-e-longa-manus/
17) Stare con Putin? Maurizio Blondet, Effedieffe 2007, pag. 74-75-76.
18) http://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/2014/09/15/ucraina-israele-blocca-fornitura-armi_1f5d6115-b099-46f8- 8519-35133e5ea187.html
19) http://www.effedieffe.com/index.php?option=com_content&task=view&id=268648&Itemid=100021
20) http://www.tradingeconomics.com/russia/gdp-per-capita-ppp , 21
21) http://www.tradingeconomics.com/russia/unemployment-rate
22) http://www.tradingeconomics.com/russia/government-debt-to-gdp
23) http://www.tradingeconomics.com/russia/inflation-cpi
24) http://www.effedieffe.com/index.php?option=com_content&task=view&id=268648&Itemid=100021
venerdì 14 novembre 2014
L'orso russo si prepara la trincea
L'orso, quando si avvicina l'inverno, si prepara per il letargo, accumulando riserve caloriche per affrontare la stagione più dura.
Non a caso la Russia, di cui l'orso è uno dei simboli più famosi, sta adottando la strategia del plantigrado. Non si tratta di riserve di grasso, ovviamente, ma di riserve auree.
A Mosca ci si sta preparando per una lunga guerra economica ed il miglior modo di resistere a coloro che tengono in pugno, almeno fino adesso, l'economia mondiale, è appunto avere grosse riserve di oro, che in caso di emergenza possono evitare la fame al proprio popolo. L'oro è molto più spendibile rispetto alla propria valuta, che può risultare estremamente vulnerabile agli umori della finanza.
Le riserve di russe sono aumentate notevolmente e "il governo di Vladimir Putin sta ammassando enormi quantità di oro, al punto da aver triplicato le riserve a 1.150 tonnellate circa nell'ultimo decennio. Tali riserve potrebbero dare al Cremlino un potere vitale per tentare di compensare i forti cali del Rublo", oltre ad aver accumulato negli ultimi mesi altre 55 tonnellate di oro (1).
Un segnale importante, la volontà di Putin di resistere alla “guerra” economica scatenata dalla finanza mondialista è ferrea e si sta cautelando in tutti i modi possibili.
L'Occidente persevera ancora nell'errore e che intende insistere rincarando le sanzioni, ed è sconcertante l'isteria del Primo Ministro inglese David Cameron, il quale ha aver equiparato la Russia alla Germania nazista, affermando che “il mondo deve intervenire per fermare il bullismo di uno Stato più grande nei confronti di uno più piccolo” e "l'azione di Mosca in Ucraina e' inaccettabile", aggiungendo che "abbiamo visto le conseguenze di ciò che è avvenuto in passato e dovremmo imparare dalle lezioni della storia" (2).
Cameron dovrebbe evitare di citare la storia, visto che il suo Paese ha fatto il bullo per secoli, con politiche coloniali abiette, per non parlare di discutibili comportamenti proprio durante la Seconda Guerra Mondiale, assieme agli alleati di oltre oceano.
Dichiarazioni inaudite, che rischiano davvero di far vacillare l'ormai proverbiale pazienza di Vladimir Putin, che sembra proprio trovarsi di fronte ad infanti dediti ai capricci ed ai piagnistei.
Il Primo Ministro della Federazione Russa, Dmitrij Medvedev, ha rammentato che le reazioni russe “sono misure di risposta, non sanzioni...secondo un decreto presidenziale, sono valide per un anno, ma possono essere revocate prima, su iniziativa del governo... a dire il vero, possono sicuramente anche essere prolungate" mentre rincara la dose anche il consigliere presidenziale Sergey Glazyev che ha affermato: "se le sanzioni dell'Occidente contro la Russia continueranno, l'Ue può perdere fino a mille miliardi di euro" (3).
L'orso è un animale simpatico, ma sappiamo bene che fine fanno coloro che lo provocano in maniera sconsiderata, un'analogia che dovrebbe essere compresa nei palazzi del potere a Londra, Bruxelles e Washington.
Mosca continua a cercare di far ragionare la politica occidentale, ma sembra che i suoi appelli al buon senso cadano nel vuoto. Come si suol dire non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire.
Riferimenti:
martedì 11 novembre 2014
Il futuro sarà dei lavoratori "volontari" senza retribuzione?
Avete mai lavorato gratis? Sembra che il futuro ci riserverà ciò e la Grecia, martoriata dall'Europa usuraia, è diventata avanguardia delle nuove ricette economiche, che stanno seppellendo lo stato sociale.
Il ministero dell'istruzione della Grecia cerca di assumere 1100 insegnanti su base volontaria, ovvero senza retribuzione.
Si cerca di coprire i 1.100 posti vacanti con docenti che volentieri e con orgoglio lavoreranno su "base volontaria", cioè senza stipendio! Secondo il quotidiano TA NEA, il ministro dell'istruzione, Andreas Loverdos considera di cercare insegnanti che lavorano su base volontaria, al fine di riempire i posti vacanti nelle scuole con carenza degli insegnanti. I volontari saranno premiati con "punti bonus" che li aiuteranno a migliorare le loro possibilità di assunzione, che potrebbe essere più più probabile in futuro. Il personale in attesa non può essere assunto a causa dei parametri finanziari della Troika, quindi la carenza di insegnanti nelle scuole è impossibile da arginare.
"Non riesco a raggiungere l'obiettivo di assumere 1.100 insegnanti perché non ho i fondi", ha detto il ministro Loverdos.
Se il personale dello Stato è “assunto” su base volontaria, potete immaginare ciò che accadrà nel settore privato del Paese, in crisi e colpito dalla recessione. Non si è sicuri del fatto che, se il ministro Loverdos, un neo-liberale "socialista" del PASOK, cerca di creare un precedente per le nuove condizioni di lavoro neoliberiste, ma certamente questa è la “barzelletta del giorno"!
Magari fosse una barzelletta, ma amaramente bisogna ammettere che tra l'innalzamento continuo dell'età pensionabile, i licenziamenti di massa e la chiusura di infrastrutture sanitarie, il futuro sembra tracciato, un futuro senza alcuna tutela per la popolazione di fronte uno Stato assoluto e schiavista.
Fonte: http://www.keeptalkinggreece.com/2014/11/07/education-ministry-seeks-to-hire-1100-teachers-to-work-on-voluntary-basis-ie-without-payment/
domenica 9 novembre 2014
Metro 2033: La fantascienza all'ombra del Cremlino
Siamo abituati, udendo di autori russi, a pensare ai grandi scrittori del passato, Tolstoj e Dostoevskij su tutti, non trovando una congiunzione tra l'ambiente russo e opere di fantascienza su un futuro distopico.
In quel ramo da padroni l'hanno sempre fatta gli americani e i nipponici, come non ricordare la miriade di produzioni cinematografiche, letterarie e ludiche? I giapponesi con i loro celeberrimi manga hanno colonizzato mezzo mondo e l'ambientazione post-atomica, usata spesso dai nipponici, viene ripresa in Metro 2033, trovando concorrenza nella emergente fantascienza russa.
Il nesso tra la Russia e la fantascienza futurista ci è offerto dal “Tolkien” russo, Dmitry Glukhovsky, l'autore di Metro 2033. Premiato per le sue opere, è un giovane poliglotta ed è anche giornalista. Egli ha creato un vero e proprio universo, ispirando e invitando altri autori a seguirlo in opere che presuppongono viaggio nei meandri dell'inconscio umano, ambientato in situazioni estreme, un viaggio sia letterario che ludico, visto che, prendendo spunto da Metro 2033, è stato creato un videogioco riuscitissimo.
Il mondo è devastato da un conflitto di immani proporzioni, in cui non sono state risparmiate le più terribili armi mai concepite da mente umana, quelle nucleari e batteriologiche. Gli abitanti sopravvissuti di Mosca hanno trovato rifugio nell'immensa metropolitana moscovita, ignorando il destino del resto del mondo, ma esso oramai ha un'importanza nulla, visto che al di fuori delle gallerie sotterranee non è più possibile vivere, a causa dell'ambiente post nucleare ostile. Poche migliaia di sopravvissuti, si sono organizzati in comunità, riprendendo in scala infinitesimale, l'organizzazione e persino l'evoluzione storica del mondo prebellico.
La varie stazioni sotterranee sono diventante vere e proprie città stato, amiche per via di alleanze, divise dalle ideologie e unite dal medesimo destino: garantire la sopravvivenza all'umanità.
La metropolitana diventa un crogiuolo in cui si ritrova di tutto, dai nazisti del “Quarto Reich”, alla “Linea Rossa” leninista, dai ribelli trotzkisti ai seguaci di “Geova”, passando per la “Lega Anseatica”, ricca grazie al commercio ed infine il cuore della nuova civiltà, la Polis, illuminata a dovere e dove i libri assumono importanza quasi divina, mentre la comunità è divisa in caste :
“C'è la casta dei sacerdoti, detti anche guardiani della conoscenza, che raccolgono libri e ci lavorano […] poi c'è la casta dei guerrieri, cioè coloro che proteggono e difendono. E' molto simile a quella che avevano in India, dove c'era anche una casta di mercanti e servitori. Ci sono anche qui, le chiamiamo tutte con i nomi indù: i sacerdoti sono i Bramini, i soldati gli Kshatrya, i mercanti sono i Vaishya, mentre i servitori si chiamano Shudra” (1).
La popolazione, suddivisa tra le varie stazioni, si è adattata alle circostanze, vivendo in luoghi più agiati o meno abbienti, perlopiù formati da stazioni indipendenti e di piccole dimensioni, situate alla periferia, in cui l'illuminazione è scarna e limitata allo stretto necessario.
In un contesto del genere la sopravvivenza risulta difficile, ma non impossibile, si sono create fattorie in cui si allevano galline e maiali, alimentati da organismi che non necessitano di luce solare, i funghi, visto che gli uomini oramai del Sole hanno solo un pallido ricordo. Dai funghi si è riuscito ad estrarre un infuso, un vero e proprio tè, tanto amato dai russi, usato come merce di scambio nei commerci sottoterra. Il denaro è stato sostituito dalle cartucce delle armi, bene preziosissimo laggiù, mentre l'acqua viene filtrata grazie a filtri. Questi residui di civiltà hanno per contorno anche l'immancabile degrado, tipico dell'imperfezione della società umana, in cui vi sono sacche di persone che si alimentano coi ratti, considerarli persino una leccornia, e che concederebbero i loro piccoli a tizi poco raccomandabili pur di avere un corrispettivo adeguato, la sopravvivenza non ammette ostacoli etici di sorta.
Non mancano le guerre, né la presenza di commercianti, briganti e criminali, immancabili nel contesto umano, ma oltre ad essi vi sono gli “stalker”:
“Tutti gli stalker diventavano leggende viventi, paragonabili a dèi in terra, a cui chiunque degli abitanti della Metro, dal più giovane al più anziano, guardava con stupore rapito” (2).
L'umanità per sopravvivere non ha potuto recidere del tutto il cordone ombelicale con il mondo in superficie, tutto ciò che occorre ad esso viene da sopra, carburante, munizioni, strutture e anche i libri, reliquie preziosissime per il mantenimento del sapere umano per i caduti in disgrazia. Coloro che hanno il fegato di affrontare le mille insidie del mondo esterno per reperire quei beni preziosi, sono appunto gli Stalker. Equipaggiati di tutto punto, con maschere antigas, tute protettive ed armati fino ai denti, sfidano la morte per garantire la continuità al genere umano.
Gli uomini ovviamente non sono gli unici a sopravvivere, oltre ai ratti, che sovente attaccavano in massa le persone e da cui è stato salvato Artyom, il protagonista della storia, vi sono creature mutate dalle radiazioni, enormi uccelli predatori, ma anche esseri che non potevano essere considerati animali, esseri dalle pelle nera, dalla forza incredibile e dagli occhi scuri come gli abissi, risultato della pazzia umana scatenata con le radiazioni delle terribili armi atomiche. Essi sono un vero e proprio incubo per gli uomini, tormentati nei loro sogni, i cui vedono la loro esistenza minacciata da queste creature che rasentano il demoniaco, capaci di intorpidire la mente.
Artyom si ritrova a compiere una missione, che lo scuoterà nel profondo dell'animo, in cui fino all'ultimo momento sarà assalito da dubbi amletici. Egli sarà accompagnato da personaggi di misteriosi, che gli infondono forza, ma gli creano anche interrogativi tremendi, aiutandolo a compiere il suo destino, a cui egli stesso non crede:
“Il destino non esiste, all'uomo accadono solo avvenimenti casuali, poi siamo noi a trarne le conclusioni” (3).
Una storia davvero coinvolgente, che fa riemergere un certo retroterra culturale proprio dei russi, un vero e proprio spaccato sulla storia della Russia, in cui riaffiorano anche nemici ed ambiguità del passato. Essa stuzzica la mente di chi ama la storia, la politica e la fantascienza, ma anche di chi ama scuotere il proprio inconscio con le domande più impegnative che tentano di spiegare l'esistenza umana.
Un romanzo decisamente all'altezza della fama di cui gode, un vero e proprio “rompighiaccio” nel panorama delle opere letterarie russe.
06-11-2014
Riferimenti:
1) capitolo 12 “la Polis”, pagina 374.
2) capitolo 2 “Il cacciatore”, pagina 45.
3) capitolo 11 “Non ci credo”, pagina 354.
martedì 4 novembre 2014
Il “nein” di Berlino ai palestinesi
In Germania si continuerà a non riconoscere ancora lo Stato indipendente dei palestinesi.
Il riconoscimento da parte della Svezia, primo Paese ad averlo fatto da membro dell'Unione Europea, non è stato seguito dai teutonici. Cipro, Malta, Bulgaria, Ungheria, Polonia, Romania, Slovacchia e Repubblica Ceca l'hanno avallato prima dell'adesione ad essa.
Lo Stato tedesco ha dato un chiaro segnale ed essendo la guida dell'Unione, sarà prevedibile che altri stati membri seguiranno la sua linea.
A affermarlo è stata Sawsan Chebli (1), portavoce del Ministero degli Esteri della Germania, che è proprio di origini palestinesi, musulmana e figlia di emigrati, nata nel 1979 a Berlino (2).
Non c'è che dire, oltre al danno pure la beffa per i palestinesi, che attendono da decenni che la loro situazione venga quantomeno regolarizzata.
Quando la UE si scrollerà di dosso questo insano pregiudizio? Si temono ritorsioni? La Svezia ha fatto da rompighiaccio, ma il suo gesto è stato giudicato deplorevole da parte di Israele, il quale ha ritirato il suo ambasciatore ed “il clima sarebbe così teso che, secondo Haaretz, il ministro degli Esteri Avigdor Lieberman, uno dei "falchi" del governo Netanyahu, starebbe considerando di rimuovere definitivamente l'ambasciatore da Stoccolma” (3).
La Svezia si è vista ritirare anche l'ambasciatore dell'Estonia, senza motivazione apparente proprio dopo quella decisione (4), una coincidenza cronologica quantomeno strana.
Alla mente torna quello che successe in Norvegia il 22 Luglio 2011, quando Anders Behring Breivik fece detonare una bomba presso i palazzi governativi di Oslo e subito dopo, armato di mitragliatrice, andò sull’isola di Utoya, per massacrare i giovani del partito laburista norvegese, filopalestinesi e poco teneri con politica israeliana.
Chi spera ancora in una politica estera indipendente da parte della UE è rimasto ancora deluso, la defezione della Svezia è senza dubbio incoraggiante, ma la presa di posizione tedesca ha frenato l'entusiasmo.
Il riconoscimento dello stato di Palestina è una cartina di tornasole per comprendere quanto sia indipendente la politica estera di un Paese dalle pressioni degli USA e di Israele, che in Occidente evidentemente ancora fanno il brutto ed il cattivo tempo, Germania docet.
03-11-2014
Fonti e riferimenti:
1) http://www.shortnews.de/id/1117797/palaestina-deutschland-will-eigenstaendigen-staat-weiter-nicht-anerkennen
2) http://de.wikipedia.org/wiki/Sawsan_Chebli
3) http://www.repubblica.it/esteri/2014/10/30/news/svezia_palestina_israele_ritira_ambasciatore-99377589/
4) http://rus.err.ee/v/estonia/fe95f66b-c0cb-4773-9314-8aa2b0c0e01a
In foto: Sawsan Chebli
domenica 2 novembre 2014
Ucraina: la longa manus dell' Occidente
Da quasi un anno , ogni giorno su giornali e telegiornali, si sente parlare di Ucraina e di “Euromaidan”(1), il nome dato alla rivolta scoppiata il 21 Novembre 2013 a piazza Indipendenza, nella capitale Kiev.
E' sbagliato pensare che tutto parta da quel giorno, perché la questione ucraina, con i risvolti attuali, non nasce dal 2013, ma affonda le sue ragioni negli anni passati.
Nel 1997, quindi addirittura 17 anni fa, usci' un libro, “La Grande Scacchiera” di Zbignew Brzezinski (2), in cui sostanzialmente, al riguardo dell'ex-granaio dell'URSS, si riporta chiaramente la necessità statunitense di sottrarlo all'influenza russa, in modo che la Russia stessa diventi una potenza regionale esclusivamente asiatica, per recidere la sua congiunzione con l'Europa. Questo è esattamente il disegno che sembra si stia realizzando, forzatamente e manu militari, ai giorni nostri con la regia occidentale, principalmente angloamericana.
Non solo libri, ma anche personaggi il cui nome e cognome sentiamo nominare dai mezzi di comunicazione di massa, aiuteranno a capire la complessità della crisi ucraina.
Personaggio chiave della storia ucraina dopo l'indipendenza dall'URSS (1991) è Leonid Danylovyč Kučma, padre padrone della nazione, presidente dal 1994 al 2005. Costui, cercò di accattivarsi le attenzioni occidentali con politiche liberiste e aderenti ai dettami del FMI. La sua gestione fu inficiata da corruzione e dall'annosa divisione tra filoccidentali e filorussi, oltre che dalla forte pressione degli oligarchi, desiderosi di accaparrarsi le risorse non più statalizzate della nazione. L'economia del Paese, già provata dal crollo del sistema socialista, vide una riduzione del reddito della popolazione, che divenne ancor più palese quando la Russia cominciò a riprendersi, sotto l'amministrazione di Vladimir Putin. Per affrontare la crisi in atto, operò in modo da far destituire il Primo Ministro filoccidentale Viktor Juščenko(3), che voleva un'integrazione con la UE, e mise al suo posto Anatoliy Kinakh, che successivamente si dimise, quindi poi s'insediò il filorusso Viktor Janukovyč (2002). In realtà quest'ultimo non fu cosi' ostile all'Occidente, mandò truppe ucraine in aiuto agli americani in Iraq, nonostante il dissenso interno.
L'evento della svolta furono le elezioni presidenziali del 2004 che videro, il Primo Ministro Viktor Janukovyč , sostenuto soprattutto dai russofoni orientali, candidarsi alla presidenza ucraina. Elezioni tormentate da brogli e accuse reciproche di falsificazione e corruzione, che culminarono con la cosiddetta la Rivoluzione Arancione. I risultati controversi diedero come vincitore Janukovyč, ciò scateno l'opposizione occidentalista, con Juščenko in prima fila a manifestare a Kiev contro l'esito delle elezioni. A suo sostegno arrivarono l'allora presidente polacco Aleksander Kwasniewski e Javier Solana, alto rappresentante della politica estera dell’Unione Europea . Polonia e UE palesarono immediatamente il loro interesse in Ucraina. Altro personaggio attivo durante la Rivoluzione Arancione fu Julija Tymošenko (4), sostenitrice di Juščenko. La rivoluzione ebbe un fortissimo sostegno da parte delle ONG e magnati stranieri. George Soros (5) è tra questi, finanziatore del movimento studentesco Porà! (E' ora!), principale animatore delle proteste arancioni.
Prima della rivolta, si è lavorato per influenzare la popolazione dell'Ovest dell'Ucraina, che storicamente nutre poche simpatie per la Russia. L'uso di internet fu massiccio per mobilitare le masse. L'ammissione circa quanto riportato è stata fatta da Michael Ledeen (6) l'8 Febbraio 2005 alla TV MSNBC: “In Ucraina noi (circoli e neoconservatori) abbiamo dato denaro. Abbiamo dato addestramento alla resistenza non violenta, è molto importante impararla come farla. Abbiamo dato comunicazioni, cosi' che la gente in altre località sappia che cosa avviene nelle altre...”. E' opportuno rammentare che le leggi federali USA vietano l'interferenza sulle società civili in altri Paesi.
Una volta rifatte le elezioni vinse Juščenko, che nominò a Primo Ministro Yulia Tymošenko. Dalla rivoluzione arancione in poi per l'Ucraina ebbe instabilità politica, faide interne, corruzione, dimissioni, ma la politica continuò a ruotare attorno ai personaggi citati sopra.
Nel 2010 Yulia Tymošenko sfidò alle presidenziali l'eterno rivale Janukovyč, ma perse il confronto con quest'ultimo.
Janukovyč, non era affatto un nostalgico sovietico del collettivismo e prima dei fatti di Maidan stava per firmare un accordo di associazione con la UE e seguiva le direttive del FMI, che avrebbero tolto l'esigua protezione alle scarsamente competitive industrie ucraine, non adatte al confronto con le omologhe occidentali e con le loro merci di qualità superiore. La UE richiedeva l'adeguamento ai suoi parametri di qualità e sicurezza e l'aumento della spesa militare. Per fare fronte a tutto ciò il FMI poteva concedere prestiti, ma con l'assicurazione di rincarare le bollette del 40% agli ucraini. Se si fosse optato di seguire i dettami occidentali si sarebbe dovuta eseguire una vera e propria macelleria sociale, visto che il reddito pro-capite ucraino è meno della metà di quello russo. Il bistrattato governo Janukovyč rifiutò nel 2011 altri prestiti in cambio dell'abolizione dei sussidi per le spese energetiche. Una delle poche scelte giuste di cui dargli atto.
Di fronte a certi eventi, l'associazione proposta dalla Russia, l'Unione Euroasiatica, sembrava il “male minore” ed in effetti lo era. Questa possibilità ha messo in allarme le frange filoccidentali e molti oligarchi, intimoriti dalla politica putiniana.
La scintilla che ha fatto scatenare la rivolta di Euromaidan è stato il congelamento del trattato di associazione con la UE, che secondo l’opinione di molti ucraini filoccidentali avrebbe salvato il Paese dal collasso (difficilmente visti i motivi sopraelencati). Nella rivolta, iniziata a Novembre 2013, rientra in gioco una vecchia conoscenza della politica ucraina, Arsenij Jacenjuk (8), che è capo della Open Ukraine Foundation somigliante alla Open Society di Soros, i cui sostenitori sono nientemeno che il Dipartimento di Stato USA e la NATO (9). Janukovyč in un primo momento, non potendo gestire la rivolta, fomentata anche dall'estero, ha tentato un compromesso con quest'ultimo, ma i rivoltosi non hanno acconsentito, pretendendo elezioni anticipate e le sue dimissioni da presidente. Immancabile in tutto ciò è stata la Tymošenko, divenuta oramai la “pasionaria” per i giornali occidentali, con i suoi continui appelli per impedire che l'Ucraina finisca nell'orbita di Mosca, dichiarando in una telefonata addirittura di voler sparare a Putin. Lei si che è paladina della tolleranza e della “democrazia”.
Janukovyč ha gravi colpe, la corruzione era massiccia e il disastroso contesto ucraino è anche sua responsabilità. Lo ha affermato anche Putin, pur riconoscendolo come presidente legittimo vittima di un colpo di stato, che è arrivato a comprendere alcune motivazioni della protesta, come riportato dalla giornalista Anna Zafesova (7).
La situazione esplosiva ha costretto alla fuga Janukovyč ed ha portato un vuoto di potere. Questo scenario ha comportato la reazione dei russofoni, ribellatisi soprattutto per il provvedimento del parlamento che toglieva delle concessioni alla lingua russa. Armi in pugno ancora oggi, lottano per non assoggettarsi alla politica occidentale ed europeista, sia per motivi economici, sia per motivi culturali-religiosi. L'Ucraina orientale è tutt'ora integrata nel tessuto economico russo ed è importantissima anche dal punto di vista militare per la Russia stessa, che conserva in essa un grosso indotto. Le preoccupazioni russe, di fronte alle ingerenze occidentali ed all'eventuale adesione ucraina alla UE e alla NATO, sono legittime e comprensibili. I russofoni tra l'altro non sopporterebbero il laicismo e l'anticristianesimo intrinseco facente capo a Bruxelles.
Lo scandaloso comportamento dell'Occidente si evince anche dal fatto che chiude gli occhi su massacri efferati (Odessa), sul reclutamento di mercenari e di formazioni paramilitari che si richiamano sulla carta al nazionalsocialismo, ostentandone i simboli, come Pravyi Sektor e il Battaglione Azov, ma che all'atto pratico sono utili ai potentati finanziari. Iniziale finanziatore di Pravyi Sektor è stato Igor Kolomoyskyi (10), personaggio alquanto oscuro e governatore della regione di Dnipropetrovs'k. Molti mercenari sono stati addestrati addirittura precedentemente alla rivolta dalla Polonia, il cui ministro Radosław Sikorski (11) è stato implicato nella loro gestione.
Non è mancata neanche l'intromissione di forze israeliane, che si sono viste agire proprio a Maidan (12). Cosa dire di Victoria Nuland (assistente segretario di stato di Obama) vista a Maidan a distribuire del pane alla gente, che ha affermato che Washington ha investito ben 5 miliardi di dollari per la destabilizzazione dell'Ucraina (13)? Le leggi federali USA, che vietano la manipolazione delle società civili straniere, calpestate ripetutamente.
Non ultimo, non poteva mancare il famigerato George Soros, sempre di mezzo, che ha ammesso candidamente le sue responsabilità alla CNN sugli eventi di Euromaidan (14).
Un elenco di nomi e cognomi in cui si evince l'interferenza dell'Occidente attraverso personaggi compiacenti, che accusa ipocritamente la Russia di ingerenze in Ucraina, che tra l'altro possono tranquillamente considerarsi legittime, in quanto abitata anche da russi ed integrata nel suo sistema economico.
La Russia non bada al sottile, sostenendo energicamente i “ribelli” filorussi. ma è chiaramente sulla difensiva, l'aggressore vero è l'Occidente, che ha orchestrato un vero e proprio colpo di stato aizzando la popolazione con i settarismi, le prove sono incontrovertibili e schiaccianti.
08-09-2014
Riferimenti e note:
1) Letteralmente Europiazza, dall'ucraino Євромайдан (Jevromajdan).
2) Politico e stratega USA di origini polacche, membro della Commissione Trilaterale e personaggio molto influente nella strategia estera americana.
3) Viktor Juščenko è sposato con Kateryna Chumachenko, nata a Chicago, membro della lobby ucraina americana, collaboratrice di Ronald Reagan, George H. Bush e di Zbignew Brzezinski.
4) La donna più importante in Ucraina, di origini ebraiche, ha ricoperto diversi incarichi politici, sempre filoccidentale, tranne in un caso (nella guerra tra Russia e Georgia del 2008 si dichiarò neutrale). Si è ritrovata indagata per corruzione. E'stata arrestata per malversazione nel 2011.
5) Magnate e speculatore di origini ebraico-ungheresi, fu uno degli artefici del crollo della Lira, finanzia diverse ONG a favore del liberalismo, attive soprattutto nell'Est Europa e nell'Asia centrale. La sua organizzazione più importante è la Open Society Foundation, con cui “apre” i popoli alla democrazia ed al liberalismo.
6) Storico ed analista politico statunitense, legato ad ambienti israeliti e neoconservatori.
7) http://www.lastampa.it/2014/03/04/esteri/linea-dura-di-vladimir-putin-yanukovich-uno-sciocco-ma-a-maidan- stato-un-golpe-orqZv2t27ryjMgdsV1GO0O/pagina.html
8) Banchiere e politico di origini ebraiche, legato all'Occidente e al mondo finanziario apolide. 9) http://openukraine.org/en/about/partners
10) Oligarca filoccidentale e banchiere di origini ebraiche, tra i più ricchi in Ucraina.
11) Ministro degli esteri della Polonia, membro in passato di Solidarnosc e collaboratore attivo delle amministrazioni USA.
12) http://www.haa retz.com/news/world/1.577114
13) http://www.informationclearinghouse.info/article37599.htm
14) http://youtu.be/l0Jtv6HEWQ4
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