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mercoledì 3 dicembre 2014

Metro 2034: l'avventura sotto Mosca continua




Dopo l'avvincente Metro 2033 l'autore Dmitry Glukhovsky ha deciso di regalarci il suo seguito.

Glukhovsky ha una mente decisamente fertile e fantasiosa, si è chiaramente ispirato anche all'antica Grecia nell'immaginare la seconda avventura. Egli ci pone sempre di fronte a scelte difficili che un uomo nella vita incontra sul suo cammino, tra bene e male e tra istinto, ragione e sentimenti, specchio della personalità complessa e profonda dell'autore stesso.

In Metro 2034 l'ambientazione resta sempre la metropolitana di Mosca, rifugio ultimo per l'umanità sopravvissuta alla guerra nucleare. L'autore ha deciso di essere meno prolisso, di fatti il romanzo presenta oltre 200 pagine in meno rispetto al predecessore, ma non è di certo l'unica differenza con esso.

Il primo romanzo spaziava tra le molte stazioni delle metropolitana e persino sulla superficie contaminata, mentre lo scenario di Metro 2034 risulta più circoscritto, nella fattispecie nella parte meridionale della metropolitana moscovita, con solo una fugace salita in superficie.

I personaggi sono diversi, Artyom, l'eroe del primo romanzo, è stato sostituito da Hunter, lo “stalker” presente in Metro 2033, accompagnato nel suo viaggio da Nikolay Ivanovich, soprannominato Omero, un attempato amatore di storia e racconti, il quale cerca di raccontare in un suo libro le vicende dell'umanità relegata sottoterra, in modo da essere ricordato dai posteri. La vera novità del romanzo è rappresentata da una presenza femminile, Sasha, una adolescente che scoprirà l'amore, il personaggio più importante del libro, eroina e musa ispiratrice per le narrazioni di Omero.

Meno spettacolare del primo, ma più riflessivo. I combattimenti sono più rari e la minaccia non è più rappresentata dai Tetri, le terribili creature debellate da Artyom.

Siamo nella parte sud della metropolitana di Mosca, dove si è costituita una comunità fortezza nella stazione di Sevastopolskaya, una nuova Sparta sotterranea, una stazione “trasformata in un bastione inespugnabile dai suoi abitanti,  ognuno dei quali , dal bambino di cinque anni al vecchietto più anziano , sapeva maneggiare le armi.” (1). Una comunità che vanta i migliori soldati di tutto il mondo superstite, ma con un punto debole, la cronica necessità di munizioni, necessarie per combattere le continue minacce mutanti. Riesce ad ottenere la fornitura di armi e munizioni fornendo elettricità, creata attraverso mulini alimentati da acque sotterranee, ma essi rappresentano il punto debole in quanto consentono alle creature mutanti di attaccare la stazione.

Gli scambi tra la Sevastopolskaya ed il resto della metropolitana sono necessariamente continui, da essi dipende la sopravvivenza della stessa stazione, ma ad un certo punto accade qualcosa, l'ultima carovana risulta dispersa e non si hanno più notizie, nonostante la formidabile scorta dei soldati sebastopolitani.

Hunter, addestratissimo guerriero temprato da molte battaglie, decide di indagare e si fa accompagnare da altri due uomini, Omero  ed Achmed, che non sopravvive a lungo.  Nel loro cammino successivamente incontrano Sasha, figlia di ex comandante di stazione esiliato, che è salvata da Hunter.

Una volta scoperta la causa che ha bloccato la carovana presso la stazione intermedia Tulskaya, un terribile focolaio virale, per Hunter non c'è scelta, “aveva imposto la propria decisione e adesso si avvicinava inesorabilmente a passare ai fatti, a dare fuoco alla Tulskaya” (2), sacrificio necessario per salvaguardare tutti, nel dubbio bisogna ricorrere a soluzioni drastiche.
Sasha, una volta capita la gravità della situazione e le intenzioni di Hunter, tenta di dissuaderlo, ha imparato dal padre che niente è più importante della vita umana: “E adesso devo raggiungerlo, finché non è troppo tardi . Sono tutti ancora vivi. Possiamo ancora salvarli […] e possiamo salvare anche lui” (3).

Lo stesso Omero non è dei propositi di Hunter, ma essendo vecchio non ha la forza né la speranza per fermare l'intenzione del guerriero. Sasha invece rivela tutta la speranza propria dei giovani e la sensibilità che è esaltata nella donna, da sempre generatrice di vita e ostile alla morte.
Non solo vuole salvare la gente, credendo ostinatamente in una  possibile cura per la malattia, vuole anche salvare un uomo da se stesso, divenuto cinico e spietato a causa delle circostanze, abituato solo alla sopravvivenza e al combattimento.

Ella durante la sua avventura incontrerà un giovane musicista, Leonid, che la corteggia e la trascina in un cammino per allontanarla da Hunter.

Rimane poco tempo a disposizione, prima che la sentenza di morte di Hunter venga eseguita.

Diverso dal primo, meno entusiasmante per certi versi, ma nonostante ciò non manca di un epilogo inaspettato. Esso rivela il contrasto tra un animo mascolino, istintivo e machiavellico, indurito dalle esperienze da sembrare quasi inumano e uno femminile e sensibile, necessario e complementare al primo per renderlo diverso dalle bestie, che pur di salvare se stesso non esiterebbero a sterminare i propri simili.

L'autore ha deciso di non dare una vera e propria continuità al primo romanzo, cambiando personaggi e lasciando in sospeso le sue vicende, decisione che suscita qualche perplessità contribuendo a fare perdere qualche punto nell'indice di gradimento.

Per chi ama il genere è consigliata la sua lettura dopo Metro 2033, in attesa di un Metro 2035 all'altezza del primo successo, che dovrebbe essere pubblicato a breve.

Note:

1) Capitolo 1, La difesa di Sebastopoli, pagine 3 e 4.

2) Capitolo 9, Aria, pagina 202.

3) Capitolo 13, Una storia, pagina 300.

domenica 9 novembre 2014

Metro 2033: La fantascienza all'ombra del Cremlino



Siamo abituati, udendo di autori russi,  a pensare ai grandi scrittori del passato, Tolstoj e Dostoevskij su tutti, non trovando una congiunzione tra l'ambiente russo e opere di fantascienza su un futuro distopico.

In quel ramo da padroni l'hanno sempre fatta gli americani e i nipponici, come non ricordare la miriade di produzioni cinematografiche, letterarie e ludiche? I giapponesi con i loro celeberrimi manga hanno colonizzato mezzo mondo e l'ambientazione post-atomica, usata spesso dai nipponici, viene ripresa in Metro 2033, trovando concorrenza nella emergente fantascienza russa.

Il nesso tra la Russia e la fantascienza futurista ci è offerto dal “Tolkien” russo, Dmitry Glukhovsky, l'autore di Metro 2033. Premiato per le sue opere, è un giovane poliglotta ed è anche giornalista. Egli ha creato un vero e proprio universo, ispirando e invitando altri autori a seguirlo in opere che presuppongono viaggio nei meandri dell'inconscio umano, ambientato in situazioni estreme, un viaggio sia letterario che ludico, visto che, prendendo spunto da Metro 2033, è stato creato un videogioco riuscitissimo.

Il mondo è devastato da un conflitto di immani proporzioni, in cui non sono state risparmiate le più terribili armi mai concepite da mente umana, quelle nucleari e batteriologiche. Gli abitanti sopravvissuti di Mosca hanno trovato rifugio nell'immensa metropolitana moscovita, ignorando il destino del resto del mondo, ma esso oramai ha un'importanza nulla, visto che al di fuori delle gallerie sotterranee non è più possibile vivere, a causa dell'ambiente post nucleare ostile. Poche migliaia di sopravvissuti, si sono organizzati in comunità, riprendendo in scala infinitesimale, l'organizzazione e persino l'evoluzione storica del mondo prebellico.

La varie stazioni sotterranee sono diventante vere e proprie città stato, amiche per via di alleanze, divise dalle ideologie e unite dal medesimo destino: garantire la sopravvivenza all'umanità.
La metropolitana diventa un crogiuolo in cui si ritrova di tutto, dai nazisti del “Quarto Reich”, alla “Linea  Rossa” leninista, dai ribelli trotzkisti ai seguaci di “Geova”, passando per la “Lega Anseatica”, ricca grazie al commercio ed infine il cuore della nuova civiltà, la Polis, illuminata a dovere e dove i libri assumono importanza quasi divina, mentre la comunità è divisa in caste :

 “C'è la casta dei sacerdoti, detti anche guardiani della conoscenza, che raccolgono libri e ci lavorano […] poi c'è la casta dei guerrieri, cioè coloro che proteggono e difendono. E' molto simile a quella che avevano in India, dove c'era anche una casta di mercanti e servitori. Ci sono anche qui, le chiamiamo tutte con i nomi indù: i sacerdoti sono i Bramini, i soldati gli Kshatrya, i mercanti sono i Vaishya, mentre i servitori si chiamano Shudra” (1).

 La popolazione, suddivisa tra le varie stazioni, si è adattata alle circostanze, vivendo in luoghi più agiati o meno abbienti, perlopiù formati da stazioni indipendenti e di piccole dimensioni, situate alla periferia, in cui l'illuminazione è scarna e limitata allo stretto necessario.
In un contesto del genere la sopravvivenza risulta difficile, ma non impossibile, si sono create fattorie in cui si allevano galline e maiali, alimentati da organismi che non necessitano di luce solare, i funghi, visto che gli uomini oramai del Sole hanno solo un pallido ricordo. Dai funghi si è riuscito ad estrarre un infuso, un vero e proprio tè, tanto amato dai russi, usato come merce di scambio nei commerci sottoterra. Il denaro è stato sostituito dalle cartucce delle armi, bene preziosissimo laggiù, mentre l'acqua viene filtrata grazie a filtri. Questi residui di civiltà hanno per contorno anche l'immancabile degrado, tipico dell'imperfezione della società umana, in cui vi sono sacche di persone che si alimentano coi ratti, considerarli persino una leccornia, e che concederebbero i loro piccoli a tizi poco raccomandabili pur di avere un corrispettivo adeguato, la sopravvivenza non ammette ostacoli etici di sorta.

Non mancano le guerre, né la presenza di commercianti, briganti e criminali, immancabili nel contesto umano, ma oltre ad essi vi sono gli “stalker”:

 “Tutti gli stalker diventavano leggende viventi, paragonabili a dèi in terra, a cui chiunque  degli abitanti della Metro, dal più giovane al più anziano, guardava con stupore rapito” (2).

 L'umanità per sopravvivere non ha potuto recidere del tutto il cordone ombelicale con il mondo in superficie, tutto ciò che occorre ad esso viene da sopra, carburante, munizioni, strutture e anche i libri, reliquie preziosissime per il mantenimento del sapere umano per i caduti in disgrazia. Coloro che hanno il fegato di affrontare le mille insidie del mondo esterno per reperire quei beni preziosi, sono appunto gli Stalker. Equipaggiati di tutto punto, con maschere antigas, tute protettive ed armati fino ai denti, sfidano la morte per garantire la continuità al genere umano.
Gli uomini ovviamente non sono gli unici a sopravvivere, oltre ai ratti, che sovente attaccavano in massa le persone e da cui è stato salvato Artyom, il protagonista della storia, vi sono creature mutate dalle radiazioni, enormi uccelli predatori, ma anche esseri che non potevano essere considerati animali, esseri dalle pelle nera, dalla forza incredibile e dagli occhi scuri come gli abissi, risultato della pazzia umana scatenata con le radiazioni delle terribili armi atomiche. Essi sono un vero e proprio incubo per gli uomini, tormentati nei loro sogni, i cui vedono la loro esistenza minacciata da queste creature che rasentano il demoniaco, capaci di intorpidire la mente.

Artyom si ritrova a compiere una missione, che lo scuoterà nel profondo dell'animo, in cui fino all'ultimo momento sarà assalito da dubbi amletici. Egli sarà accompagnato da personaggi di misteriosi, che gli infondono forza, ma gli creano anche interrogativi tremendi, aiutandolo a compiere il suo destino, a cui egli stesso non crede:

“Il destino non esiste, all'uomo accadono solo avvenimenti casuali, poi siamo noi a trarne le conclusioni” (3).

Una storia davvero coinvolgente, che fa riemergere un certo retroterra culturale proprio dei russi, un vero e proprio spaccato sulla storia della Russia, in cui riaffiorano anche nemici ed ambiguità del passato. Essa stuzzica la mente di chi ama la storia, la politica e la fantascienza, ma anche di chi ama scuotere il proprio inconscio con le domande più impegnative che tentano di spiegare l'esistenza umana.

Un romanzo decisamente all'altezza della fama di cui gode, un vero e proprio “rompighiaccio” nel panorama delle opere letterarie russe.

06-11-2014

Riferimenti:

1) capitolo 12 “la Polis”, pagina 374.

2) capitolo 2 “Il cacciatore”, pagina 45.

3) capitolo 11 “Non ci credo”, pagina 354.