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mercoledì 29 ottobre 2014

Il crollo dell'URSS: un boomerang per l'Europa



Il crollo dell'URSS, al di là del proprio credo ideologico, rappresentò un disastro geopolitico soprattutto per l'Europa, che paradossalmente libera dal Muro di Berlino, si ritrova ad essere ancora piu' schiava degli USA, dove questi ultimi hanno pure l'opportunità di allargare la propria sfera d'influenza. L'Europa subisce l'onnipresenza militare e il contagio sempre più forte del loro sistema economico-politico, basato su un liberismo che non rispetta le comunità e rende nostalgiche molte persone di sistemi economici che, seppur inefficienti come quelli “comunisti”, garantirono una certa sicurezza sociale.

L'Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche fini' la sua esistenza il 26 Dicembre del 1991. Fu uno stato che ebbe un peso enorme nell'economia geopolitica mondiale per 70 anni. Una storia senza dubbio legata ad un'ideologia, o per meglio dire, al tentativo di realizzazione concreta di essa, quella comunista. Ridurre essa solamente ad un'analisi ideologica sarebbe però una grave mancanza per la storia stessa.

Dal 1945, dopo la sconfitta dell'Asse, l'Europa si ritrovò distrutta materialmente e spiritualmente, non piu' in grado di recitare quel ruolo guida che la storia le assegnò per secoli. Divisa in due parti, Occidentale e Orientale, sottoposte all'influenza degli Stati Uniti e dell'Unione Sovietica, pur avendo due nazioni vincitrici, Regno Unito e Francia.

Nell'arco di poco piu' di dieci anni queste ultime persero le loro colonie e con esse il ruolo di “superpotenze”. La Crisi di Suez (1956-1957) segnò in maniera perentoria questa transizione di ruoli, che videro come eredi gli USA e l'URSS, veri vincitori della guerra. La Germania, spina dorsale dell'Europa, sconfitta, si ritrovò divisa in due parti definitivamente (1949), la Repubblica Federale Tedesca e la Repubblica Democratica Tedesca, espressioni di quella “Cortina di Ferro” che occupò la scena europea fino al 1989. Due stati, due sistemi economici diversi , ma una sola nazione. L'Italia, uscita anch'essa sconfitta dal conflitto, non subi' tale sorte, non essendo stata occupata da truppe sovietiche. Restò interamente nelle sfera d'influenza statunitense, ma pagò ( e paga tutt'ora) con l'instabilità politica la mancanza di una reale sovranità. Il suo peso di fatto sulla scena mondiale si ridusse. La Spagna, che subi' la tragedia della guerra civile dal 1936 al 1939, vinta dai nazionalisti e tradizionalisti, non si fece coinvolgere nella Seconda Guerra Mondiale. Ebbe un lungo periodo di pace e di discreta prosperità sotto la guida del Generalissimo Franco, ma il suo peso specifico sulla scena mondiale fu limitato. Il suo sistema politico, autoritario e basato sulla Dottrina Sociale Cattolica, la fece isolare dal resto del mondo, oramai allineato su due visioni (capitalista e socialista), se non geopoliticamente ( i Paesi non allineati meritano senza dubbio considerazione storica), di sicuro dal punto di vista economico. La competizione con USA e URSS era improponibile. Successivamente entrò nell'orbita occidentale. Il resto dei Paesi europei occidentali erano trascurabili, per dimensioni ed economia, mentre quelli orientali, compresi stati di “peso” come Polonia, finirono sotto l'influenza sovietica, che amputò la possibiltà di manovre politiche sovrane.

Questo scenario, decisamente disastroso, condannò l'Europa ad essere terreno di scontro tra le due nuove superpotenze, che organizzarono le proprie sfere d'influenza in due alleanze militari la NATO (1949) e il Patto di Varsavia (1955). L'unico Paese, che successivamente si tirò fuori dal gioco delle alleanze militari, fu la Francia di Charles De Gaulle (1966), pur restando nell'ambito occidentale della scena europea. Ci furono tentativi di ribellione ad Est, nella RDT (1953), in Ungheria (1956) e in Cecoslovacchia (1968) ma furono repressi nel sangue dalla potenza egemone. Il processo d'integrazione in Europa Occidentale, attraverso le comunità europee nate durante gli  anni 50, era figlio del “Piano Marshall”, il programma di “aiuti” fornito dagli USA per la ricostruzione europea, che di fatto fu un mezzo per controllare i Paesi riceventi. Ad Est si rispose con il COMECON (consiglio di muta assistenza economica), ma non fu di certo paragonabile alla CEE (comunità economica europea operante nell'Europa occidentale), anche perché l'Unione Sovietica, pur aiutando nella ricostruzione, si fece risarcire per i danni di guerra, come nel caso della Germania Est, i cui stabilimenti industriali venivano puntigliosamente smontati e trasferiti in territorio sovietico a titolo di riparazione.

La sovranità fortemente limitata per le due parti dell'Europa, durò fino al 1989, quando la Cortina di Ferro cadde e gli stati socialisti orientali implosero. La Germania tornò unita (1990), il Patto di Varsavia fu sciolto assieme al COMECON (1991). In quegli anni (1991) si creò la CSI (Comunità degli Stati Indipendenti), un'associazione tra 11 stati dell'ex URSS (si dissociarono immediatamente le tre repubbliche baltiche, Estonia, Lettonia e Lituania, già proiettate ad Occidente), con limitati poteri, perlopiù diretti nel coordinamento economico. Sanci' la cessazione come soggetto giuridico in campo internazionale dell'URSS, di fatto è un'associazione commerciale, con prerogative anche nel campo della sicurezza tra i membri, ma nulla a che vedere con l'entità sovietica. Ucraina (2014) e Georgia (2008) non ne fanno piu' parte.

Il 1991 fu un anno denso di avvenimenti, come riportato poc'anzi, ma uno in particolare sconvolse sia l'Europa, sia il mondo, che fu la già citata fine dell'Unione Sovietica. Essa fu la conclusione di due processi iniziati nella metà degli anni Ottanta, la Perestrojka (ristrutturazione) e la Glasnost (trasparenza), il cui promotore fu l'ultimo presidente sovietico Michail Gorbačëv. Di colpo, nel mondo restò un'unica superpotenza, gli USA. Nessun altro stato poteva opporsi alla sua egemonia, che pretestuosamente ha portato a conservare la NATO e addirittura ad allargarla a molti Paesi del defunto Patto di Varsavia, contravvenendo alla promessa fatta allo stesso Gorbačëv che diede l'assenso all'unità della Germania. Nel 1992 la CEE mutò, con il Trattato di Maastricht in Unione Europea, in cui conflui' la nuova Germania unita.  La giovane UE, di fatti solamente un'unione finanziaria, visto che non si creò mai neanche un esercito europeo, fece da spettatrice.

L'Unione Sovietica, pur mantenendo in maniera dispotica la sua egemonia ad Est, svolse una funzione equilibratrice nello scenario europeo e mondiale, sia dal punto di vista geopolitico ma anche economico. Se da una parte c'era il liberismo, l'individualismo (USA), dall'altra si trovava la pianificazione statale ed il collettivismo (URSS), che ebbe un'influenza nei sistemi economici dei Paesi dell'Europa Occidentale. Essi adottarono un sistema per certi versi “misto” (vedasi le social-democrazie scandinave), compresa l'Italia, in cui l'intervento dello Stato in economia era importante, anche se ciò fu ereditato per buona parte dal Fascismo.

La Gran Bretagna degli anni '80, con il governo di Margareth Thatcher, si fece influenzare dalle sirene liberiste, madri delle grandi privatizzazioni. Queste, in concomitanza della caduta dell'URSS presero il sopravvento in varie parti dell'Europa. Il crollo del “socialismo reale” fece passare il messaggio che lo stato deve avere un ruolo leggerissimo in economia. Con il Trattato di Maastricht, si voleva un'unione politica e monetaria, ma s'inaugurò pure la dismissione progressiva degli apparati sociali ed economici statali. Come non ricordare le grandi privatizzazioni in Italia avviate dal 1992? I settori strategici in Europa, nei fatti, cominciarono ad essere affidati ai grandi potentati economici privati, che dovevano “alleggerire” gli stati dal peso dello stato sociale, in modo che rientrassero nei parametri stabiliti nel Trattato, molto severi riguardo la spesa pubblica. La cosa è tutt'ora in corso, ad onor del vero.

Questo processo, sta comportando stravolgimenti sociali, con fenomeni alquanto curiosi. Uno di questi, forse il piu' originale, è quello dell'“Ostalgia”(1), diffuso nella ex Germania dell'Est, i cui abitanti si sentono defraudati della sicurezza sociale che la DDR (Deutsche Demokratische Republik) forniva, oltre che sentirsi preda di un mercato che non ha alcun rispetto per l'uomo. Fenomeni simili esistono in altri stati ex socialisti, come la Romania, dove addirittura c'è chi rimpiange Nicolae Ceaucescu, che di certo non fu portatore di benessere.  In Russia, la grande erede dell'Unione Sovietica, i critici nei confronti della Perestrojka sono sempre piu' numerosi. Anche li' dopo il crollo di essa, il liberismo ha fatto sciacallaggio sulle spalle del popolo, per non parlare dei tentativi di accaparramento dei grandi kombinat statali strategici messi in vendita per via delle privatizzazioni, a prezzi risibili rispetto al loro reale valore di mercato. Un esempio furono gli affari  Yukos (azienda petrolifera) e VSMPO-AVISMA ( la piu' grande azienda produttrice di titanio al mondo) del prestanome dei Rothschild,  Michail Khodordovsky (2). Per la cronaca il piano fu fatto fallire dai “siloviki”(3). A causa di simili eventi Michail Gorbačëv viene considerato alla stregua di un traditore da molti, per aver contribuito in maniera determinante alla caduta del mondo sovietico. Forse allora si stava meglio quando si stava “peggio”.

In politica ovviamente si ebbe il medesimo effetto, molti partiti comunisti cambiarono denominazione (già i prodromi vi furono dal 1989), eloquente è il caso italiano del PCI (Partito Comunista Italiano) che diventò PDS (Partito Democratico della Sinistra), che non fu solo un cambio di nome, ma significò anche l'accettazione piena del capitalismo e dell'orientamento atlantista di gran parte della sinistra italiana.

Doverosa parentesi è quella bellica. E' opportuno rammentare che, non a caso , la guerra tornò in Europa proprio dopo il crollo sovietico. L'Europa vide di nuovo scorrere il sangue nella ex Jugoslavia, smembrata in vari stati a base etnico-religiosa, essendo venuto a mancare il “collante” socialista e l'equilibrio svolto dall'URSS nel mondo slavo. Gli USA hanno sempre contato sulla “balcanizzazione” in Europa, che risultando instabile è piu' facilmente controllabile. La Serbia, fu bombardata dalla NATO nel 1999, perché non volle abbandonare un territorio suo da secoli , il Kosovo. Se ci fosse stata l'Unione Sovietica, difficilmente la NATO avrebbe colpito manu militari uno stato slavo sovrano, con forti legami culturali e storici con i russi, ingerendo nei suoi affari interni. La Russia nel 1999 era troppo debole per opporsi. Tale azione si può considerare un esempio, per fare capire che i padroni senza freni in Europa sono diventati gli USA, attraverso il braccio armato della NATO.

Le attuali ingerenze americane in Ucraina sono la continuazione di quegli effetti che si ebbero con la fine dell'URSS. La nuova Europa post-guerra fredda, libera dal “terrore comunista”, non si è liberata dal “terrore liberista-imperialista” americano, che sta contribuendo a devastare le economie degli stati membri, asservendo i settori strategici delle nazioni a potentati privati di base negli Stati Uniti ed in Inghilterra. Si vuole allargare sempre di piu' quella visione socio-economica. Sono in corso manovre per integrare le economie d'Europa e degli USA. Esse sarebbero il colpo di grazia per un'economia solidale e patriottica.

Il presidente russo Putin, spesso accusato di voler ricostituire l'URSS, è sostenitore dell'idea della catastrofe geopolitica verificatasi con il crollo dell'Unione Sovietica. Il suo operato, sta cercando di colmare quel vuoto che è anche causa di ulteriori mali per l'Europa, senza ripristinare quel sistema economico-politico che fu concausa del crollo.

A sostegno di ciò vi è una celeberrima affermazione pronunciata da Putin stesso:

“Chi non rimpiange l’Urss, non ha cuore. Chi vuole rifarla così com’era, non ha cervello”. Egli tuttavia riconosce la necessità di avere forze equilibratrici di fronte lo strapotere USA in Europa e nel mondo.

L'associazione dei BRICS, di cui la Russia è membro, è stata creata con questo obiettivo, purtroppo non ne fa parte alcuno stato europeo.

Il solo ed unico beneficiario del crollo dell'URSS sono gli Stati Uniti, che hanno trovato campo libero in Europa e nel mondo. Solo adesso, si sta ergendo un ostacolo, proprio l'erede di quell'Unione Sovietica, la Russia. Non a caso si è ritornati al clima della Guerra Fredda.

Note:

1) Ost in tedesco significa Est ed algia è il suffisso di nostalgia, ovvero nostalgia dell'Est.

2) Impreditore di origini ebraiche, in seguito fu fatto arrestare e mandato in Siberia da Putin,  è stato amnistiato nel 2013.

3) I siloviki sono personalità politiche e non che hanno avuto un passato nei servizi di sicurezza e militari sovietici (KGB, Armata Rossa), decisamente ostili alla svendita dei beni nazionali .                                                                                                                      

31 /07/ 2014

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