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mercoledì 12 agosto 2015

In Russia esiste davvero un regime totalitario?

Foto: artnet.com
La Russia è descritta come un regime totalitario, dove la censura la fa da padrona e dove i russi sono “vittime” della propaganda oscurantista del Cremlino, ma è davvero la realtà?

Il consenso di Putin è davvero dovuto alla censura, come sostengono certuni?

Paolo Valentino, giornalista del Corriere della Sera e di sicuro non "filorusso", ha affermato in merito:

Paolo Valentino, rainews.it
"Non c'è dubbio che esista un controllo forte da parte del Cremlino sui media in Russia, ed esiste soprattutto su quelli televisivi, che sono le fonti di informazione principale per la maggioranza dei russi, esiste anche una "narrativa" ufficiale del Cremlino. Bisogna dire anche un'altra cosa, si deve fare attenzione a parlare di un regime totalitario di controllo dell'informazione, perché in Russia ci sono 600 stazioni televisive, di cui solo 300 a Mosca, comprese quelle occidentali (CNN ecc..) , non "schermate", di cui solo 6 sono controllate dallo stato...è vero che la maggioranza dei russi si orienta su quelle statali, per una questione di abitudine. Altra cosa fondamentale è la differenza ad esempio con la Cina, dove sin dall'inizio dell'era di internet fu creato un "firewall", un filtro che scherma qualsiasi forma occidentale. In Russia non è mai stato fatto, l'accesso ad internet è sempre stato libero e lo è ancora oggi, quindi esiste una possibilità di accedere ad una informazione diversa da quella ufficiale , ma questo non impedisce a Putin di avere l'80% dei consensi. Quello che voglio dire io è che c'è qualcosa di molto più profondo del controllo dei mezzi di informazione dietro il successo di Putin...esistono poi testate indipendenti come la Novaja Gazeta che pubblica anche articoli critici sul governo, esiste anche il Moscow Times (in inglese) molto critico nei confronti di Putin. Attribuire il consenso di Putin ad un controllo di carattere totalitaristico non corrisponde al vero"

Un'autorevole testimonianza non di parte, in cui si smentisce la retorica demagogica diffusa in Occidente che descrive Putin come un tiranno totalitarista. 

Fonte:

“Conversazioni in Sicilia”, Castelmola (ME), 05-08-2015




giovedì 6 agosto 2015

Il tradimento dell'Europa e dell'Occidente verso la Russia

Immagine: limesonline.com



Lo scenario politico internazionale è stato il protagonista nell'ambito della rassegna culturale “Conversazioni in Sicilia”, svoltasi il 5 Luglio presso il castello di Castelmola, incantevole località siciliana nei pressi di Taormina , in provincia di Messina. Prendendo spunto da essa, si può fare un quadro della situazione della Russia e sul "nuovo corso" di Putin.

Ospite d'eccezione dell'evento è stato Paolo Valentino, originario del luogo, giornalista del Corriere della Sera, nonché corrispondente all'estero (a Washington, Mosca ecc..), noto per aver intervistato di persona Vladimir Putin (1) e Barack Obama. 

Il tema della conversazione con l'autorevole giornalista ha riguardato la Russia e ed il suo “nuovo corso” con Putin, che suscitano curiosità in chi si interessa di politica, con un ricco excursus storico sui temi più caldi, dall'Ucraina alla Crimea passando per la NATO, fino alla presunta censura dei giornali in Russia.

“Dobbiamo avere bene in mente che cosa è successo in dal 1991 ad oggi”, premessa indispensabile per comprendere la Russia odierna, superstite dell'URSS. Con la fine dell'Unione Sovietica ci si illuse con la “fine della storia” (chiaro riferimento a Francis Fukuyama) e si avviò una partnership con il Paese che non rappresentava più una minaccia per l'Occidente.

La Russia si spogliò di tutto, il Patto di Varsavia si dissolse e furono ritirate le truppe dall'Europa Orientale, si avviò l'apertura all'Occidente con una privatizzazione selvaggia, che impoveri' il Paese e creò una nuova classe di oligarchi supermiliardari attorno alla nuova classe dirigente (Eltsin). A Mosca, a fronte di tutto ciò ci si aspettava qualcosa in cambio, non solo aiuti economici, ma l'Occidente ( soprattutto gli Stati Uniti), non smise mai di considerare la Russia come avversario.

Valentino considera un profeta George Kennan, storico diplomatico statunitense (2), che nel 1998 poco prima di morire, disse che espandere la NATO verso Est sarebbe stato un tragico errore, non essendoci alcuna ragione per farlo, altrimenti la Russia avrebbe reagito di conseguenza. Kennan non fu ascoltato e successivamente la NATO si allargò fino alla frontiera russa e nel 2008 si tentò di includere in essa Georgia e Ucraina. Tutto ciò, dal punto di vista della Russia, viene interpretato giustamente come un “tradimento” e come ostilità.

Nel 2000, con l'elezione di Putin, iniziò un cambiamento. Il Paese si stava disintegrando, intere classi sociali erano abbandonate e i russi provavano un grande senso di umiliazione. Per chiunque abbia un minimo di orgoglio nazionale la restituzione della dignità alla nazione è un dovere e furono fatte diverse riforme per ridare vigore all'economia e coesione al popolo. Nel 2002, con il famoso vertice di Pratica di Mare (3), sembrava fosse stata messa fine all'ostilità occidentale latente verso la Russia, ma fu un'illusione visto che prosegui' l'allargamento della NATO ad est e da li' in poi la percezione russa dell'Occidente mutò. 

Il culmine di tutto questo adesso è palesato in Ucraina, che gli USA da tempo spingono per inglobarla nella NATO, si ricorda il summit del 2008 di Bucarest in cui “la NATO accoglie le aspirazioni euro-atlantiche dell'Ucraina e della Georgia di per l'adesione e concordato oggi che questi paesi diventeranno membri” (4), ma il tutto restò in stallo. Successivamente, dopo travagliate vicende elettorali, si è arrivati con un'elezione certificata dall'OSCE alla nomina a presidente di Yanucovich, che resta legittimo, a prescindere dalla poca trasparenza di quest'ultimo. L'Europa ha cominciato a negoziare un accordo di associazione con l'Ucraina, senza però tener conto del fatto che essa aveva dei precedenti accordi con la Russia e ciò ha innescato a Mosca un allarme, reagendo di conseguenza con un accordo alternativo. Nel 2013 Yanucovich ha rinviato la firma dell'accordo con la UE, per valutare la proposta russa, ma ciò ha comportato violente proteste di piazza (Maidan), con il coinvolgimento attivo degli occidentali e degli USA, testimoniato da intercettazioni telefoniche rese pubbliche (Victoria Nuland).

Il 21 Febbraio 2014 una delegazione UE ha stretto un accordo per mantenere Yanucovich come presidente di transizione fino a nuove elezioni , ma la piazza in tumulto ha rifiutato ed esautorato il presidente legittimo per insediare un governo gradito ai rivoltosi, subito riconosciuto dall'Occidente. Da ciò si evince la genesi della crisi Ucraina, con l'annessione della Crimea da parte di Mosca (contraria al diritto internazionale secondo il giornalista del Corriere) che è figlia di una preoccupazione legittima, vista la maggioranza russa presente nella penisola. La Crimea fu donata a Kiev da Kruschev nel 1954, ma è sempre stata russa e ricopre un ruolo strategico fondamentale e vanno tenute in conto le esigenze della Russia.

L'Ucraina per la Russia è più di una nazione sorella, è la sua culla, bisogna tener presente questo. Il primo atto del governo del dopo Maidan è stato quello di abolire dall'uso ufficiale la lingua russa (anch'esso contrario al diritto internazionale), seppur revocato questo dimostra un evidente retroterra russofobo di Maidan.

Gli USA impongono delle sanzioni con l'intento di far cambiare idea a Putin, ma non hanno ottenuto l'effetto sperato,anzi hanno radicalizzato il sentimento antioccidentale in Russia. Romano Prodi le ha definite un grande suicidio collettivo. Agli Stati Uniti non costano nulla, anzi hanno ampliato gli scambi con la Russia (5).

Paolo Valentino e Vladimr Putin, formiche.net
“I russi si sentono traditi dall'Europa e dall'Italia come ci si sente traditi da un amante”, frase dell'ambasciatore italiano a Mosca, riferita da Valentino a Putin in persona, che ha accolto con un sorriso, ma che descrive la realtà dei fatti. Il corrispondente del Corriere della Sera definisce come sciagurata l'assenza dei vertici europei e americani il 9 Maggio per la parata della vittoria nella Seconda Guerra Mondiale a Mosca, che rappresenta per lui il momento più basso delle relazioni tra Mosca e il Vecchio Continente. La Russia appartiene alla nostra civilizzazione comune ed essa guarda prima all'Europa che altrove, anche se non del tutto europea, avendo una dimensione euroasiatica.

L'Italia soffre spesso di un eccesso di timidezza e di sottomissione ai diktat americani, come ad esempio con la vicenda iraniana, che colpevolmente Berlusconi snobbò per non irritare israeliani e americani, cosa che oggi ci avrebbe visto in prima linea, adesso per fortuna il ministro Gentiloni  sembra voler recuperare definitamente il ruolo di protagonista dell'Italia (6).

Al di là di tutto questo sembra che qualcosa stia cambiando, a Sochi Putin e John Kerry (Segretario di Stato USA) hanno avuto 4 ore di colloquio, che ha avuto riscontro poi nella soluzione della questione iraniana, in cui il ruolo russo è stato decisivo e riconosciuto da Obama stesso. 

La dimostrazione che non si possa fare a meno della Russia per stabilizzare il mondo è lampante, l'auspicio è che si possa risolvere anche la questione ucraina.

Parlando di Russia non ci si poteva esimere dall'affrontare temi cari all'Occidente, come quello dei cosiddetti ”diritti civili” e della presunta repressione dei giornalisti. Valentino ha affermato che sicuramente c'è un forte controllo statale dei mezzi di comunicazione, ma ha ribadito che è fuorviante e irrealistico affermare che la Russia sia governata da un regime totalitario, visto che ci sono 600 stazioni televisive, di cui 300 tv disponibili a Mosca, comprese quelle occidentali (CNN, BBC ecc). Quelle controllate dallo stato sono solo 6, ma i russi tendenzialmente preferiscono seguire queste ultime. A differenza della Cina non esiste alcun filtro (firewall) su internet che schermi l'informazione occidentale, nonostante ciò Putin ha l'80% di consenso, non imputabile al presunto dominio dell'informazione. Non si è riusciti a dimostrare il coinvolgimento diretto del Cremlino sugli eventi nefasti capitati a giornalisti, anche se restano forti dubbi, secondo Valentino. 

Sui “diritti civili”, è difficile fare la ramanzina alla Russia se si tace con Paesi come l'Arabia Saudita.

Alla domanda sui rapporti tra USA e Russia ha risposto : “Io sono convito che c'è una parte precisa dell'establishment americano, che non è Obama, che ha sempre considerato non risolto il problema con la Russia e che vuole la sua messa in ginocchio definitiva ”

In conclusione, per noi Occidentali la scelta è chiara, o continuiamo a perpetrare un atteggiamento ostile e ad avere pregiudizi, oppure teniamo conto degli interessi strategici della Russia in maniera adeguata, comprendendo che l'Ucraina non può far parte della NATO, come sostenuto da Henry Kissinger nel suo ultimo libro “Ordine Mondiale”. La seconda opzione è quella da seguire.

domenica 2 agosto 2015

Filorussi si, ma sovrani in un mondo multipolare.

Flag map of the world


La caduta del Muro nel 1989 ha stravolto gli equilibri che per oltre 40 anni hanno inquadrato ideologie e schieramenti di nazioni, divisi tendenzialmente tra Primo Mondo (USA-Canada-Europa Occidentale-Giappone, Israele, Australia, Nuova Zelanda), Secondo Mondo (URSS, Europa-Orientale e altri Paesi ad economia pianificata socialista) e Terzo Mondo (Paesi non allineati socialisti/capitalisti o in sottosviluppo). 

La logica dei blocchi rispondeva alle esigenze di alleanze necessarie per reggere alle sfide di un mondo, seppur egemonizzato da due “superpotenze” (USA-URSS), che presentava il bisogno di aggregare nazioni e governi con visioni affini, per aumentare la loro sfera di influenza e per non finire fagocitati dall'avversario geopolitico. Non a caso entrambe la superpotenze facevano a gara per accaparrarsi accordi e alleanze in giro per il mondo, per il semplice motivo che da soli (in un mondo che tende a eliminare distanze ed a globalizzarsi) non si va da nessuna parte, neanche quando si ha a disposizione una forza smisurata. Il modello dei blocchi espressi nella Guerra Fredda era un modello che limitava (in alcuni casi azzerava) la sovranità delle nazioni incluse , tranne che per le nazioni guida (USA-Primo Mondo, URSS-Secondo Mondo, il Terzo Mondo presentava peculiarità che andrebbero approfondite a parte).

Il mondo odierno stimola la massima interdipendenza tra i Paesi che lo compongono, sia per motivi economici sia per motivi politici, ma non può essere tralasciato il lato culturale-religioso, d'altronde anche in precedenza alla Guerra Fredda non mancarono blocchi ed alleanze, la storia è piena di esempi.

Gli USA sono gli unici a mantenere il rango di superpotenza (conservando la sua egemonia sui Paesi satelliti occidentali) , promotrice dell'unipolarismo in ottica mondialista, ciò ha instillato il bisogno negli stati  non allineati il bisogno di coalizzarsi e fare quadrato, consci di non poter farcela da soli a resistere al rullo compressore anglo-americano. Se colossi come Russia, Cina ed India, forti di popolazioni numerose e territori immensi, hanno deciso di allearsi e di cooperare fattivamente, un motivo ci sarà. 

Per quanto concerne l'Europa risulta evidente che sia la Russia il nucleo principale della resistenza, perché è bene capire che il mondo si è diviso in mondialisti e antimondialisti, tra chi vuole dissolvere le nazioni e chi invece vuole mantenere una propria sovranità nazionale, il resto sono solo sfumature ideologiche che lasciano il tempo che trovano sullo scacchiere mondiale attuale.

Le differenze naturali tra popoli e culture non possono ostacolare la vitale e necessaria alleanza per vincere la guerra decisiva in cui siamo stati condotti, perché è una vera propria guerra dichiarata dai poteri forti a popoli e nazioni, se questi ultimi si trincereranno in sterili nazionalismi isolazionisti non riusciranno mai a resistere. L'alleanza non deve essere solo militare, ma anche economica e culturale (dove ci sono i presupposti), economica perché i potentati mondialisti, detenendo le redini dell'economia mondiale o quasi, sono in grado di affamare e di far fallire a piacimento gli stati o di ricattarli (vedasi Grecia), culturale perché il mondialismo agisce anche su quel piano, imponendo un modello unico e sovversivo verso la famiglia naturale e tradizionale  (uomo, donna e prole), che è il nucleo fondante di ogni Paese, oltre ad essere trincea difensiva del singolo rispetto ad una società atomizzata che sta distruggendo tutti i corpi intermedi.

La reazione russa (il cui perno sono la Patria e la Tradizione) a questo disegno, impersonificata da Putin e dai suoi consiglieri, ha dato speranza a coloro che in Occidente intendono difendere la nazione e la famiglia (i bersagli della guerra in atto) e non è per nulla una riproposizione opposta agli USA (mondialismo), non risulta che si vogliano sostituire le basi americane in Italia ( un centinaio tra operative e non) con quelle russe, passare dalla padella alla brace non comporta cambiamento di risultato, ovvero la minaccia alla sovranità nazionale.

E' bene ricordare che, nonostante la propaganda, la Russia putiniana non minaccia la sovranità altrui. L'Ucraina, nota dolente attuale, ha avuto piena autonomia dal 1991, persino sotto Yanucovich. Egli è stato erroneamente definito come succube di Mosca visto che “ha cercato sempre di tenere il piede in due scarpe, professando la vocazione europea del Paese senza cedere, però, sull’eroina della rivoluzione arancione e resistendo alle avances di Vladimir Putin” (1). Yanucovich successivamente, percependo la portata e la minaccia costituita dai dettami del FMI, si rivolse a Mosca per ottenere sostegno finanziario, ma solo perché costretto e non di certo perché imposto da Putin. Sappiamo bene poi cosa successe.  

Il disordine odierno è frutto del colpo di stato di natura russofoba (giustamente contestato dalla Russia) che minaccia l'esistenza stessa dei russi in Ucraina (il 2 Maggio 2014 ad Odessa se ne è avuto un assaggio), costretti alla legittima difesa. Prima di esso non ci furono mai ribellioni né richieste separatiste nel Donbass, nonostante il Paese non fosse propriamente “filorusso”.

Non è nell'interesse di Mosca avere vassalli (sempre a rischio ribellione, basti pensare alle rivolte in Est Europa che costrinsero l'URSS a reprimerle nel sangue), si vuole avere interlocutori non ostili che non danneggino i propri interessi vitali (sacrosanto diritto), oltretutto non avrebbe neanche i mezzi per operare in tal senso, non essendo a capo di alleanze militari comparabili alla NATO. La Russia attuale non ha l'impostazione a vocazione egemonica che caratterizzava l'URSS, non essendo spinta da un'ideologia virulenta che faceva di essa la propria base. La proposta russa è quella multipolare, che per definizione prevede diversi poli di potere, con a capo gli stati sovrani.

Il trauma e l'impostazione della Guerra Fredda devono essere superati, “terze posizioni” ad oggi non hanno motivo di esistere, non si tratta più di rifiutare l'egemonia ideologica-politica-economica americana o russa, ma di opporsi al disegno descritto poc'anzi. 

I carri russi sparsi per l'Europa non li vuole nessuno, ma prendere esempio da chi si sta mostrando vincente nel combattere la dissoluzione è essere realisti, lungimiranti e intelligenti, ciò vuol dire cooperare attivamente per unire le forze per i rispettivi interessi. Il “non abbiamo bisogno” è sinonimo di ottusità. 

Un concetto che dovrebbe essere percepito da alcune aree politiche, a cominciare da certi nazionalisti, che non comprendono l'importanza e l'essenza della ricerca dell'amicizia con la Russia, figli  e “nostalgici” di un'autarchia ideologica che poggia su una retorica improponibile di fronte a cotanto potentissimo nemico.

Riferimenti:

1) Ucraina, la conferma di Yanucovich