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mercoledì 27 maggio 2015

La Russia vuole l'autarchia nell'informatica?



L'elettronica oramai è vitale per ogni essere umano, trovare persone che non abbiamo una casella di posta elettronica è quasi impossibile dalle nostre parti, per non parlare della diffusione dei cellulari di ultima generazione (i cosiddetti smartphone). La Russia post-sovietica non fa eccezione ed anch'essa inevitabilmente deve fare i conti con le “diavolerie” a circuiti integrati.  

Nella terra degli Zar sembrano voler dimenticare definitivamente i tempi sovietici in cui si ricorreva anche alla tecnologia informatica occidentale per ridurre il divario tecnologico tra i blocchi nella Guerra Fredda.

Il mondo informatico è attualmente dominato dai colossi americo-asiatici, tutti conoscono multinazionali come Intel, HP, AMD, Samsung, Apple, Sony, Lenovo, Huawei, LG, Microsoft, mentre la Russia, nuova potenza dell'economia mondiale, solo adesso si sta affacciando nel mondo dell'elettronica di massa.

Dopo il terribile periodo di transizione a seguito della caduta dell'URSS, in cui la Russia fu inondata di merci straniere, si sta recuperando il tempo perduto e la scelta sovranista e “autarchica” impressa alla politica da parte del presidente Putin si riflette in tutto visto che il “ministro delle telecomunicazioni Nikolai Nikiforov ha annunciato in queste ore di voler contrastare lo strapotere di Android e IOS con un os casalingo preparato sulla base di Sailfish, il sistema operativo open source attualmente mantenuto dai finlandesi di Jolla. La Russia oggi fa affidamento su soluzioni occidentali per circa il 95% dei suoi smartphone, mentre il ministro vuole abbassare questa percentuale al 50% entro 10 anni. Le motivazioni sono molteplici: prima fra tutte un più generico desiderio da parte del governo di ridurre la dipendenza del paese dall’ovest del mondo” (1).

La Russia ha già punte di eccellenza in ambito software, ne è testimone la celeberrima azienda di prodotti per la sicurezza informatica Kaspersky Lab, fondata da Eugene Kaspersky nel 1997. Egli è un genio informatico proveniente dal settore militare (KGB), vera fucina delle migliori menti russe, I suoi antivirus (internet security) sono tra i migliori al mondo e apprezzati anche in Occidente.   

Si stanno facendo strada aziende produttrici di hardware, come la DEPO Computer, che nel 2014 ha lanciato sul mercato il tablet Myst R80, prodotto interessante supportato da un potente processore quad-core Intel Atom Z3745 da 1,80 GHz con 2 GB di RAM, con  schermo da 8,3” FHD IPS, SSD da 64 GB, WIFI + LTE, certificazione IP65 e s.o. Windows 8.1 Pro a 64 bit, funzionamento garantito tra i -10 e i 50 °C, il tutto protetto da un vetro Gorilla Glass 3. Il suo prezzo di listino è di 81.417 rubli (circa 1477 €), alto, nonostante le peculiarità destinate ai professionisti del settore industriale, se confrontato con prodotti occidentali. Un Surface Pro 3 della Microsoft  in Italia parte da un prezzo di listino di circa 869€,  ad esempio. 

Nell'informatica opera anche la RoverComputers, che produce dagli anni '90, nota per aver immesso sul mercato russo nel 2010 il Rover Pad, tablet di cui adesso vi sono diverse versioni (Tesla, Air, Sky, Pro, 3W) tutte basate su architettura ARM e s.o. Android.

Altro marchio informatico russo è Desten, produttore e distributore di computer di ogni tipologia fin dal 1995.

I microprocessori sono il cervello degli elaboratori elettronici e la russa MCST vorrebbe cominciare ad impensierire i colossi americani Intel e AMD (2), sfornando diversi processori, tra cui l'Elbrus-4C (interamente progettato a Mosca) che è già montato su diversi computer in vendita in Russia. Si tratta di un processore quad-core con 800 Mhz di frequenza, costruito con una litografia a 65 nanometri e TDP di 45W, senza GPU integrata. Consumi buoni, ma prestazioni lontane rispetto a Intel, che ha sul mercato della grande distribuzione processori quad-core (8 Thread) con frequenze fino a 4,40 GHz a 22 nm e TDP di 88W. Il colosso americano sulla sua quinta generazione di Intel Core ha usato una litografia a 14 nm, mantenendo TDP di soli 15W. La strada per raggiungere simili traguardi è per i russi ancora lunga, circa 5 anni di tecnologia da recuperare.

Interessante risulta l'Elbrus-8C, destinato a server e workstation, potente processore octa-core a 28 nm, necessariamente costruito a Taiwan in quanto in Russia non esiste ancora la tecnologia adatta, ma secondo gli esperti del settore è un grande passo in avanti. La MCST ha già firmato accordi col governo russo per la produzione di futuri microchip ad alte prestazioni.  

La MCST non è l'unica e in questi giorni è stata annunciata l'uscita sul mercato del processore “commerciale” Baikal-T1, discreto dual-core a 28 nm e TDP di soli 5W prodotto dalla Baikal Electronics, destinato ad apparecchi mobili fanless (senza ventola di raffreddamento). 

Il mercato dei cellulari di ultima generazione è in continua espansione e l'ex-URSS non fa eccezione. Anche in Italia è arrivato lo Yotaphone 2, il primo telefono con due schermi al mondo, prodotto di punta del marchio russo Yota. E' supportato da un potente processore quad-core Qualcomm Snapdragon 801 a 2,2 GHz (leggermente meno performante di quello di HTC M8), 2 GB di RAM, 32 GB eMMC (non espandibile), schermo da 5” Amoled FHD da 442 ppi con vetro Gorilla Glass 3, fotocamere da 8 MPX e 2,1 MPX, s.o. Android Kitkat 4.4. Non male come dotazione, ma la nota dolente è rappresentata dall'autonomia della batteria in navigazione internet, inferiore a 5 ore sia in WIFI che in LTE. Il prezzo ufficiale è di 599€, decisamente caro, visto che la concorrenza a cifre di poco superiori offre prestazioni nettamente migliori, ma l'avere il doppio schermo (seppure il secondo è di capacità limitate) è un fattore di originalità che lo rende unico. 

I russi hanno assemblato un ottimo prodotto e chissà magari faranno breccia nel cuore del loro Primo Ministro Dmitry Medvedev, noto estimatore di Apple.

Questo nuovo corso è sicuramente sostenuto dal governo russo che, in una situazione geopolitica tesa in cui è sottoposto a sanzioni discutibili, cerca di diminuire sempre di più la dipendenza dalle importazioni di merce estera. Gli scandali sulla NSA rivelati da Edward Snowden hanno spinto ancor più la classe dirigente russa a cercare in casa ciò di cui necessita la nazione, in modo da evitare l'uso di dispositivi di cui la sicurezza è dubbia. 

A ribadire il concetto c'è anche Sergey Makarov, dirigente della Stankoprom OJSC, azienda produttrice di macchine utensili e attrezzature industriali elettromeccaniche, che ha affermato: 

"Uno dei compiti più importanti del settore russo nell'attuale situazione geopolitica è ottenere l'indipendenza tecnologica e la sostituzione delle importazioni di unità del sistema di controllo di moderne macchine utensili. Oggi siamo di fronte a restrizioni per l'importazione di dispositivi tecnologici per le produzioni moderne, compresi i dispositivi CNC. Il futuro del settore delle macchine utensili nazionali dipende dalla nostra capacità di sviluppare e produrre questi dispositivi per conto proprio, senza dipendere da fornitori esteri anche al livello della microelettronica" (3). 

Il futuro vedrà una presenza sempre più massiccia sul mercato mondiale di prodotti informatici russi che concorreranno con quelli cinesi, europei occidentali, americani, coreani e nipponici. Sarà una lotta fino all'ultimo transistor.


Riferimenti:



domenica 10 maggio 2015

Child 44, film da Guerra Fredda



I mezzi di comunicazione sono da sempre mezzi usati per influenzare le persone, utilizzati per far passare determinati messaggi. La propaganda può anche sfruttare una tempistica oculata, scegliendo un determinato periodo in cui far  pubblicare un libro o proiettare  un film. Negli anni della  Guerra Fredda ciò  era consueto.


Il caso del film Child 44 sembrerebbe usare sottilmente tale tattica, visto l'evidente antisovietismo della pellicola, uscita poco prima della celebrazione del 70° anniversario della vittoria dell'URSS sulla Germania hitleriana (fiore all'occhiello del periodo stalinista e apogeo del patriottismo russo). 


Una sottile arma di influenza in un contesto storico, come quello attuale, in cui le frizioni tra Russia ed Occidente ci hanno riportato ai tempi della Guerra Fredda, che evidentemente è stata percepita a Mosca, tanto che il distributore russo Central Partnership (avallato dal ministero della cultura russo) non ha fatto e non farà proiettare il film, facendo uscire un comunicato in cui “i membri del Ministero e del distributore hanno convenuto che l'uscita del film prima del 70 ° anniversario del Giorno della Vittoria non è ammissibile”(1). 

La decisione del distributore russo ha avuto conseguenze anche per quelli in Bielorussia, Kazakistan e persino Ucraina, dove non verrà proiettato nonostante il governo di Kiev “ha dato il permesso di mostrare il film senza riserve” (2) e suscitando al reazione del giornale britannico The Guardian che, pur riconoscendo a Putin di non essere un apologeta di Stalin , definisce controproducente per la Russia tale decisione (3).


In Child 44, uscito il 17 Aprile 2015, si è cercato di fondere la rappresentazione storica e la trama dello spionaggio, sempre avvincente per il grande schermo. E' un giallo ambientato nell'Unione Sovietica di Stalin degli anni 50, in cui l' eroe di guerra Leo Demidov, agente dell’MGB  (polizia segreta), si ritrova ad indagare su una serie di omicidi di bambini, ma viene ostacolato dal sistema sovietico e dalla repressione che colpirà lui e la moglie Rajsa, che finirà accusata di tradimento.  Il film, si apre con una digressione sui fatti dell'Holodomor, l'immane carestia che colpi' l'Ucraina negli anni 30, causando milioni di vittime, risultato di politiche scellerate ma anche di circostanze sfortunate, estese anche in altre zone dell'URSS.  


Nell'opera cinematografica viene traslata la vicenda reale del tristemente noto “Mostro di Rostov” Andrej Romanovič Čikatilo, omicida e seviziatore di donne e bambini (53 vittime) che imperversò tra il 1978 e il 1990 in URSS. Egli impegnò la polizia sovietica in un'estenuante indagine (conclusasi con l'arresto nel 1990 e la pena capitale nel 1994), nonostante il sistema sovietico ufficialmente non ammettesse l'esistenza di crimini aberranti come quelli sui bimbi, cannibalismi, sevizie e stupri seriali, in quanto ritenuti crimini tipici delle società “edonistiche capitaliste”, concetto espresso nel film con la frase “non possono esserci omicidi in Paradiso”.  



Nei Paesi socialisti fortemente ideologizzati certe derive oscurantiste erano possibili, nella Germania dell'Est la comparsa della sottocultura skinhead dopo il 1980 portò alla comparsa persino degli Skinhead 88 (volgarmente definiti naziskin), fenomeno ignorato dal regime che non riconosceva come possibile la loro esistenza in un Paese “denazificato” in cui erano state rimosse le cause, fin quando dovette ammettere che i germi occidentali avevano penetrato il Muro (non vi era altra spiegazione per esso), dato che nel 1988 furono schedati ben 800 estremisti “reazionari”.



Risulta alquanto originale la scelta di ispirarsi al Mostro di Rostov cambiandone contesto temporale, inflazionandone l'atmosfera da incubo ed effettivamente chi ha visto il film ha percepito la volontà di descrivere la società sovietica come disumana e senza un minimo di speranza, una descrizione che risulta troppo pesante per i russi. Uno spaccato della vita nell'URSS dopo il superamento del trauma della guerra contro Hitler , ma che ha fatto i conti con lo stato stalinista, massima espressione del totalitarismo in versione comunista. 


Daniel Espinosa, foto : Wikipedia
Il regista, Daniel Espinosa, ha voluto usare i fatti storici più oscuri della storia sovietica per contestualizzare il film, passando dall' Holodomor alla presa di Berlino, fino agli ultimi tempi del regime di Stalin, giustificando in parte tale scelta con la motivazione dell'emigrazione dei genitori in Svezia per sfuggire al regime di Pinochet, dai quali ha ascoltato le storie sulla dittatura. Viene descritta in maniera esasperata l'essenza della società sovietica del tempo, senza risparmiare la crudezza nelle scene del film, che resta apprezzabile dal punto di vista scenografico e della trama. Ottima anche l'interpretazione dei due attori principali, perfettamente immedesimati nei loro ruoli.  La tempistica dell'uscita film, ha fatto storcere il naso a molti, le polemiche su esso erano abbastanza intuibili agli addetti ai lavori e per chi si occupa di politica internazionale e geopolitica.

La decisione di non farlo proiettare in Russia potrebbe essere una mossa per far comprendere all'Occidente di evitare simili mosse in funzione propagandistica, dando magari il via libera alla proiezione una volta che l'atmosfera si sarà raffreddata.. Putin per il resto si è espresso chiaramente sul Comunismo ed è lontano dall'essere definibile apologeta di esso.

Per gli amanti del genere è un film consigliato, ma ad un occhio attento non sfuggirà la sottile volontà propagandistica che, seppur conforme con la realtà stalinista repressiva, risulta tendenziosa per i motivi summenzionati.